martedì 29 settembre 2015

RETROSCENA DELLA RESA DI PANTELLERIA



 
RETROSCENA DELLA RESA DI PANTELLERIA

Di Francesco Fatica


(ISSES, Istituto di Studi Storici Economici e Sociali, Napoli)

Vorrei aggiungere qualche particolare poco noto all’interessante e documentato articolo di Orazio Ferrara, che ci ha dimostrato come lo sbarco di Pantelleria non fu quell’operazione assolutamente priva di reazione e di resistenza che ci è stata gabellata per vera dai vincitori ed avallata conformisticamente perfino dagli storici della vulgata ufficiale di questa repubblica. Mi propongo anche di tracciare il disegno generale in cui va vista la resa di Pantelleria, una delle azioni più scandalose in cui si cominciò ad intravedere l’azione occulta della Massoneria Universale per provocare la sconfitta dell’Italia fascista.
Come ha dimostrato Ferrara nel suo articolo: “La caduta di Pantelleria in un documento riservato inglese. Operazione Corkscrew: lo sbarco”, pubblicato nel n. 44 di questa Rivista, ci furono batterie italiane che aprirono il fuoco per contrastare l’attacco e l’invasione. E ancora fu ostacolato lo sbarco dai fanti inglesi nel porto “dal fuoco di armi leggere, per la verità subito zittito per l’intervento di ufficiali italiani”.
Come tutti sappiamo si arrese e ordinò la resa senza combattere l’ammiraglio Pavesi, comandante in capo della Piazza di Pantelleria, e consegnò vergognosamente al nemico intatti le aviorimesse in caverna ed i depositi di carburanti e di acqua potabile stivati in bunker che nessuna delle 20 mila tonnellate di bombe lanciate sull’isola era riuscito neppure ad intaccare.
Consegnò i serbatoi citati, i depositi di viveri e munizioni e le aviorimesse in caverna intatti al nemico, secondo un concorde copione che poi si è ripetuto con impressionante e coordinata regolarità ad Augusta, nel porto di Palermo, a Siracusa ed in altre località minori, dove furono protagonisti ignominiosamente altra alti ufficiali della Regia Marina.
A proposito di questo primo inganno, che vide al vertice un ammiraglio, invito il lettore a riflettere su particolari non trascurabili: si disse falsamente che era finita l’acqua, non mancavano neanche i carburanti che erano stivati in inattaccabili bunker scavati nella roccia, inattaccabili pure le aviorimesse. Scandalosamente non furono fatti saltare né gli uni, né le altre e nemmeno le piste aeroportuali, contravvenendo con ignominia, agli ordini superiori.
Si può ragionevolmente ipotizzare quindi che fossero ritenuti validi soltanto gli ordini della Massoneria.
Furono fatte saltare, invece, sorprendentemente, tre giorni dopo lo sbarco, il 14 giugno 1943, le case del centro del paese di Pantelleria, che erano state risparmiate da 140 incursioni aeree (che avevano invece distrutto tutto intorno al porto ed all’aeroporto) case che si erano salvate anche dai bombardamenti navali.
Perché? Perché si doveva riprendere tracotantemente su pellicola cinematografica l’effetto dirompente dei bombardamenti dell’aviazione americana. Iniziavano così varie pittoresche “ricostruzioni” – fabbricate con cinematografica maestria ed apparenza di verosimiglianza – di quella serie di pellicole, che si dissero “documentarie”, ma che erano smaccatamente propagandistiche, intitolata “Combat Film”.
Secondo alcuni testimoni tuttora viventi, fu previsto un finto attacco aereo di B17 e B24, che sganciavano sacchi di sabbia, mentre gli artificieri americani facevano saltare le case, con effetti meglio mirati di quel che avrebbero fatto le bombe vere. Si salvò il castello medievale, ma soltanto perché un artificiere sbagliò qualcosa; si ebbe così il secondo caduto americano; il primo sarebbe stato ucciso dal calcio di un leggendario asino dantesco, che, evidentemente, non aveva voluto obbedire agli ordini dell’ammiraglio.
In un sussulto di resipiscenza umanitaria, ma non abbastanza per voler lasciare un tetto ai civili, avevano fatto sgombrare il paese da tutti gli abitanti, che però assistettero allo scempio dalle colline circostanti, da dove pure si facevano le riprese cinematografiche. Ma l’errore delle riprese da terra dimostra da solo che la scena è stata ripresa dopo lo sbarco, in quanto l’operatore ed i suoi assistenti mai avrebbero potuto trovarsi sul posto prima dell’invasione dal mare (1).
Per riparare all’errore lo speaker racconta oggi di una ritorsione tedesca a forza di Stukas e Messerschmitt sull’isola appena “liberata”, ma i molti testimoni non hanno visto nessun caratteristico bombardiere in picchiata, come erano gli Stukas, assolutamente non confondibili con le sagome enormi dei B17 e B24.
Pertanto, in seguito alla trasmissione su Rai Uno della scena di cui abbiamo trattato, la “Pro Loco” scrisse a Clinton, allora presidente in carica: “Come ritiene il presidente degli Stati Uniti di rimediare all’ignobile misfatto compiuto dal comandante delle forze alleate durante l’ultima guerra?”. Non risulta agli atti alcuna risposta, non sembra che se ne sia interessato il ministero degli esteri, né oggi, né allora, tanto che il presidente della “Pro Loco” si disse pronto a ricorrere all’Alta Corte dell’Aja. Ma possiamo ben immaginare come potrebbero andare queste cose.
Era soltanto il primo atto della sconfitta. Una sconfitta che si attuava secondo una impressionante previsione fatta da Badoglio. Guido Cassinelli (l’avvocato di Badoglio) ha scritto:
“Di fronte alle impazienze di taluni ambienti (…) chiesi al Maresciallo se poteva precisare il momento, sia pure soltanto indicativo per agire. Mi rispose: “O dopo la perdita della Tunisia o dopo lo sbarco in Italia”. Sarà il Badoglio più preciso nel determinare il momento quando nel novembre del 1942, davanti ad una carta geografica, ad esponenti del partito d’Azione guidati da La Malfa e del partito Comunista guidati da Amendola sentenzia: “Prevedo la caduta di Tripoli, poì sarà la volta della Tunisia, quindi le città italiane subiranno tremendi bombardamenti; infine ci sarà un’azione aero-navale e lo sbarco terrestre” (2).
Stelvio Dal Piaz, nel libro citato, commenta: “Arte divinatoria dell’anziano Maresciallo? No, si tratta del piano della Massoneria Universale concordato con i fratelli italiani”.
Sarebbe troppo lungo riportare le vicende che portarono alla scoperta documentata delle direttive segrete emanate dal grande Oriente della Massoneria Universale per il Gran Maestro del Grande Oriente Italiano. Basti per ora accennare che il colonnello Peter Arden del Servizio spionaggio militare del Secret Service di Londra, arrestato in Rsi, il 14 ottobre 1944, mentre tentava di attraversare le linee, fu trovato in possesso di documenti che aveva nascosti in un casolare vicino.
Riportato dal libro citato di Stelvio Dal Piaz, prezioso per le informazioni che ci dà, un solo documento:
“”Londra 28 luglio 1943 (tenere bene a mente questa data! N.d.r.). Al Dilettissimo e Potentissimo Fratello Venerabile Gran maestro del Grande Oriente Italiano di Rito Scozzese ed Accettato e della Grande Loggia di Rito Simbolico e affinché ne renda edotti tutti i Potentissimi Fratelli di tutti gli Orienti, riuniti nel Supremo Grande Oriente Universale, Vi esprimiamo – per mezzo del Venerabile Gran Maestro della Gran Loggia di Francia – il loro più vivo compiacimento per il gravissimo colpo inferto al satanico capo del fascismo ed al suo partito, elogiandoVi altresì per l’intensa azione svolta, ed in particolar modo per il prossimo armistizio, alla cui conclusione tanto teneva questo supremo Grande Oriente del Grande Oriente Universale. Considerato lo stato attuale della situazione internazionale ed in modo particolare quella italiana, considerata la posizione personale di Mussolini la cui cessione nelle mani degli Alleati sarà per nostra volontà contemplata nelle clausole di armistizio, il Supremo Gran Consiglio del Grande Oriente Universale Vi precisa, Potentissimo Gran Maestro, i compiti che dovete assolvere sino a quando da questo Grande Oriente del Grande Oriente Universale non Vi verranno impartite successive direttive. Pertanto i compiti alla cui realizzazione – Dilettissimo Gran maestro – dovrete immediatamente dedicarVi, mediante la collaborazione di tutti quei Potentissimi e Potenti Fratelli dell’Oriente Italiano che Voi accuratamente designerete, sono i seguenti: 1) creare caos morale e materiale in tutto il popolo italiano, le cui imperialistiche aspirazioni…(bla bla bla) 2) prendere sempre più stretto contatto con il servizio di spionaggio militare del Secret Service di Londra…(…).
Riteniamo superfluo rammentarVi, Venerabile Gran Maestro, che la Vostra azione e quella dei Potentissimi e Potenti Fratelli del Vostro oriente dovrà essere improntata alla massima decisione ed energia nei confronti di una collettività privata ormai dell’unico uomo che potesse garantire i suoi reali interessi…(…)”.
Il documento continua per un’altra pagina di ordini conditi dalla solita enunciazione di farraginosi orpelli rituali massonici.
Un altro documento è la fotografia della lettera credenziale del colonnello Arden presso il generale Carboni, capo del S.I.M. (Servizio Informazioni Militari), mittente James Mulrade, capo del Secret Service. In essa si fa riferimento ad accordi verbali presi in precedenza a Napoli con lo stesso generale Carboni e con il generale Ambrosio.
Altro documento è la lettera di Badoglio sconsideratamente abbandonata nella furia della fuga e recuperata dal colonnello Arden.
Badoglio scrisse:
“Roma, 8 settembre 1943
Il precipitare della situazione – provocato dalla improvvisa comunicazione ufficiale dell’avvenuto armistizio – impedisce la riunione da noi progettata. In ogni modo, nel caso che i tedeschi estendano in Italia la loro occupazione militare, resta fissata la realizzazione delle ultime direttive impartiteci dal Grande Oriente di Londra. Provvederò io stesso a stabilire i contatti con tutti i fratelli che verranno smistati nei rispettivi posti. F.to Badoglio” (3).
L’esposizione di Dal Piaz continua per molte pagine, io mi limito a segnalare che da esse risulta che oltre a Badoglio, a Carboni e ad Ambrosio, anche il figlio Mario di Badoglio, i generali Roatta ed Armellini, nonché Acquarone, Favagrossa, Orlando, rivestivano un alto grado nelle gerarchie massoniche. Concludo con un’ultima informazione: la Massoneria Universale nel dare disposizioni di tenere sempre più stretti contatti con “il Sovrano” rammenta “che egli, da Principe ereditario, è stato nostro simpatizzante, accolto da noi quale gradito visitatore” (4).
Ma è lo stesso “Sovrano” che non si vergogno di confessare quando, firmata la resa senza condizioni (chiamata truffaldinamente “armistizio”, anche per farla più facilmente accettare da tutti i combattenti), scriveva al duca Acquarone: “Fin dal gennaio 1943 io concretai definitivamente la decisione di porre fine al Fascismo e revocare il Capo del Governo. L’attuazione di questo, provvedimento, resa più difficile dallo stato di guerra, doveva essere minuziosamente preparata e condotta nel più assoluto segreto, mantenuto anche con le poche persone che vennero a parlarmi del malcontento del paese (5). Lei, caro duca, è stato al corrente delle mie decisioni e delle mie personali direttive; e lei sa che soltanto quelle del gennaio 1943 portarono al 25 luglio successivo” (6).

Pantelleria, dicevo, è stato soltanto il prologo dell’ultimo atto della titanica lotta “del sangue contro l’oro”, una lotta che continua con sanguinosa evidenza nel mondo. Mentre in Italia ancora oggi traspare, abbastanza per chi vi pone attenzione, l’attività occulta della Massoneria Universale e dell’imperio finanziario sionista al centro di ogni intrigo. Ma mi accorgo di aver ecceduto in considerazioni, sia pure molto interessanti e degne di essere conosciute dai molti che non ne sono stati informati, considerazioni che però ci hanno portato fuori tema.
Tornando alle vicende dell’11 giugno in Pantelleria, a conferma della cocente ripulsa ad arrendersi in quel modo ignominioso, da parte di ufficiali, soldati e marinai, mi piace raccontare un episodio significativo, che mette in risalto le virtù dei combattenti italiani anche quando l’avversa fortuna sembra non lasciare alcuna via di scampo.
Una cinquantina di difensori dell’isola, tenaci soldati e marinai che non vollero arrendersi neanche dopo lo sbarco, quando le truppe inglesi ormai stavano per raggiungere le zone più lontane dal porto, avendo tentato una impossibile guerriglia, decisero di abbandonare Pantelleria; partirono con otto barche di pescatori per un’epica traversata a vela verso la Sicilia. Ma furono intercettati e mitragliati da un cavalleresco aereo inglese. Sette barche gravemente danneggiate si capovolsero e molti naufraghi persero la vita; soltanto una piccola barca, comandata dal guardia Marina Luigi Montanari, riuscì a sfuggire al feroce mitragliamento dell’aereo inglese e ad allontanarsi col favore delle tenebre frattanto sopraggiunte.
Mantenendo la rotta a nord, si dileguarono protetti dalla notte, ma dopo qualche ora, mentre erano tesi ad ascoltare ogni più piccolo indizio del nemico in caccia, avvertirono il ronzio lontano di un motore in rapido avvicinamento. In prima ipotesi si pensò ad un mas inglese, e si ammainò la vela per passare inosservati, ma poi il tipico, inconfondibile rumore dei motori Isotta-Fraschini dei mas italiani dette la certezza di aver incontrato dei camerati; allora accesero dei fiammiferi. Furono visti ed immediatamente accostati dal battello amico, rifocillati cameratescamente e poi rimorchiati in Sicilia (7).

www.isses.it

Note:
1) Roberto Alajmo, Ciak, si bombarda, su “L’Ultima Crociata”, anno LIII – N. 5 – giugno 2003
2) Guido Cassinelli, Appunti sul 25 luglio 1943. Documenti di Azione, Ediz. Sapri, Roma, 1944, ripresi in Stelvio Dal iaz, La sconfitta necessaria dell’Italia nella seconda guerra mondiale. Il ruolo della massoneria nell’azione di sabotaggio ai combattenti italiani, La Biblioteca di Babele Edizioni, Modica (RG), 2004.
3) Stelvio Dal Piaz, op. cit., pag 46.
4) Piero Barone, La capitolazione di un grande esercito, in “Storia Verità”, Roma, settembre-ottobre 2000, citato da Stelvio Dal Piaz, op. cit., p. 35.
5) Erano massoni che manovravano subdolamente secondo le direttive avute dalla loggia di londra.
6) Riportato integralmente da Mino Caudana e Arturo Assante, Dal regno del Sud al vento del Nord, C.E.N., Roma, III edizione 1963, p. 8.
7) Tullio Marcon, I muli del mare, Edizioni Storia Militare, Parma, 1998, Alberelli srl edizioni speciali 3^ edizione, pp. 138-139.

Articolo tratto STORIA DEL NOVECENTO, Anno V numero 52 luglio 2005 pagine 42-43,44



domenica 27 settembre 2015

“BELLA CIAO” CANZONE DELLE MONDINE



“BELLA CIAO”

CANZONE DELLE MONDINE


“….E poi, a consacrare il tutto, è arrivata Giovanna Daffini…". 
La "voce delle mondine", a Gualtieri di Reggio Emilia nel 1962 davanti al microfono di Gianni Bosio e Roberto Leydi aveva cantato una versione di Bella Ciao nella quale non si parlava di invasori e di partigiani, ma di una giornata di lavoro delle mondine. Aveva detto che l'aveva imparata nelle risaie di Vercelli e Novara, dove era mondariso prima della seconda guerra mondiale. "Alla mattina, appena alzate / o bella ciao, bella ciao, ciao, ciao / alla mattina, appena alzate / là giù in risaia ci tocca andar..

Alla mattina appena alzata
o bella ciao bella ciao
bella ciao ciao ciao
alla mattina appena alzata
in risaia mi tocca andar
un duro lavoro mi tocca far

e tra gli insetti e le zanzare
o bella ciao bella ciao
bella ciao ciao ciao

il capo in piedi col suo bastone
o bella ciao bella ciao
bella ciao ciao ciao
il capo in piedi col suo bastone
e noi curve a lavorar.

O mamma mia o che tormento
o bella ciao bella ciao
bella ciao ciao ciao
o mamma mia o che tormento
io ti invoco ogni doman.

Ma verrà un giorno che tutte quante
o bella ciao bella ciao
bella ciao ciao ciao
verrà un giorno che tutte quante
lavoreremo in libertà.



Si sfata così un’altra leggenda della resistenza dell’antifascismo che si rivela una bufala come il quadro di Picasso “Guernica” che fu dall’autore riciclato per la somma di 300.000 dollari quando era stato invece composto per la morte in arena di un amico torero..

Alessandro Mezzano

venerdì 25 settembre 2015

NORIMBERGA IN IRAQ


Riproponiamo qui un vecchio articolo del 2005 per dimostrare come già da allora era possibile fare le previsioni di quanto sarebbe poi successo in Iraq e di come SEMPRE gli USA interferiscano nel mondo con falsi pretesti per realizzare la loro cieca, ottusa, egoistica ed imperialistica politica estera.
Quanto al “riportare in  Iraq la democrazia” le cronache quotidiane ci dicono ogni giorno quanto ciò sia ben riuscito…!!

NORIMBERGA IN IRAQ

Saddam Hussein è sotto processo a Bagdad e certamente sarà condannato ed impiccato dal tribunale che lo sta giudicando, non dimentichiamolo, in base ad una Legge emanata dal proconsole di Bush e che quindi lascia certo a desiderare in quanto a legittimità!
Come è già avvenuto nel 1945 a Norimberga, gli USA ed i loro alleati, tra i quali ora ci troviamo, per nostra somma vergogna anche noi Italiani, giudicano i perdenti per delle colpe che non sono certo inferiori a quelle imputabili ai vincitori!
E’ sufficiente ricordare Dresda, Hiroshima e Nagasaki, e solo come esempi..!
Saddam Hussein è imputato di avere sterminato con le armi e con i gas nervini ( tra l’altro fornitigli dall’occidente e non certo a scopo difensivo ) i suoi nemici Sciti e Kurdi.
Egli lo ha fatto in nome della dittatura e per questo sarò impiccato mentre gli Americani ed i loro alleati che hanno sterminato 160.000 civili, di cui 32.000 bambini, periti sotto i bombardamenti “intelligenti”, ma lo hanno fatto in nome della Democrazia, per questo sono lodati e ringraziati..!
Come si vede, niente di nuovo sotto il sole ed i vecchi schemi, le vecchie scuse, per quanto fruste, ipocrite, false e stupide, sono sempre ancora valide e spendibili presso l’opinione pubblica mondiale se a supportarle provvede una “intellighentia” mediatica mercenaria e puttana disposta ad uccidere la verità in nome della sicura  ricompensa..!
Brenno è sempre attuale, anche se lui, poveretto, agiva con la semplicità e la sincerità di un povero barbaro che non conosceva le astuzie dell’ipocrisia e gli strumenti della comunicazione..
A sbugiardare le tesi di Bush e degli USA, basta rileggere i giornali delle date immediatamente precedenti all’intervento Americano, quando la guerra era giudicata indispensabile per togliere di mano ad un pazzo le armi di distruzione di massa che costituivano un pericolo mortale ed imminente per gli USA e per tutto l’occidente, stante anche le sicure implicazioni tra il regime Iracheno , Al Qaeda e Bin Laden..
Ora, nessuno parla più né delle armi di distruzione di massa, né dei legami di Saddam Hussein con Bin Laden perché queste ipotesi si sono rivelate false ed inesistenti.. E perciò si è ripiegato sulla missione degli  Americani di riportare in Iraq la democrazia di cui essi sono i massimi sacerdoti ed unici depositari.
E così assistiamo alla farsa del processo a Saddam Hussein, alla sua inevitabile condanna ed alla sua impiccagione.. come volevasi dimostrare..
Nel dossier delle accuse a Saddam Hussein figura anche l’aggressione al Quwait, paese Arabo filo Americano, ma non figura quella contro l’Iran, Paese anti Americano, anche perché questa aggressione fu fomentata a suo tempo proprio dal governo USA .
Il paradosso politico e strategico sta nel fatto che Saddam Hussein, che certo non era uno stinco di santo, era comunque un Arabo laico in una zona predominata dall’integralismo islamico e poteva fungere, come Musharraf ( altro dittatore e non stinco di santo) in Pakistan, da freno all’espansione del  terrorismo, mentre ora il futuro dell’Iraq sarà di cadere inevitabilmente nelle mani dei Mullah, ideologicamente ed integralmente più antagonisti dell’Occidente di quanto non lo fosse Saddam Hussein..
Bella mossa davvero..!!
Questa la situazione e questi i pretesti per contrabbandare per giustizia un atto di prepotenza e di arroganza politica e strategica e per dare una giustificazione postuma ad uno stupido errore.
Ed allora, tanto meglio il buon, vecchio Brenno che aveva almeno il coraggio di dire apertamente: Guai ai vinti, senza farisaica ipocrisia..!

Alessandro Mezzano
Moiano 23-10-05



 
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mercoledì 23 settembre 2015

BACCIN: STORIA DI UN EROE ITALIANO!

Baccin: storia sconoscita del soldato che sfidò tutto e tutti durante la seconda guerra mondiale

10577146_770027543053970_6138989913559749743_nOsvaldo Baccin, nato a Pescara, classe 1925, soldato per scelta nelle fila della Repubblica Sociale Italiana è un nome sconosciuto ai più e addirittura poco noto agli storici.
Vissuto nel periodo fascista e formatosi scolasticamente nel suo paese da un maestro elementare rigido nell’insegnamento dei principi dell’epoca, Baccin a 10 era già un allievo esemplare sia nella cultura, sia nell’attività fisica. Nel 1936, a soli 11 anni primeggiava nell’arte dell’uso del moschetto su tutti i suoi coetanei e anche su molti ragazzini più grandi di lui.
Dal 1937 entrò a far parte del GIL (Gioventù Italiana del Littorio) della provincia dove vinse varie medaglie per meriti sportivi. Allo scoppio della guerra, il sedicenne era già ansioso di misurarsi sul campo di battaglia al fianco dell’alleato tedesco, di cui aveva sempre dimostrato profonda stima per il rigore, secondo solo all’esempio della figura di Mussolini. Solo nel 1943 poté ufficialmente vestire la divisa di soldato. Fu mandato a combattere sulla cosiddetta linea Gustrav ad Ortona nelle fila della RSI, infatti Baccin militò soli 2 mesi nell’esercito regolare italiano, dopo l’ 8 settembre 1943 e la resa italiana firmata da Badoglio e dal Re, il nostro protagonista non ebbe dubbi e non tradì la Germania e sopratutto il suo credo, restando fedele al giuramento fascista. Ad Ortona vennè ferito ad un braccio da un scheggia di granata che si conficcò nell’avambraccio, Baccin la estrasse a freddo gridando:”Freghete”, parola che diventò più avanti il motto  della sua compagnia d’arme. Da febbraio ad aprile, ancora con la ferita non del tutto rimarginata, fu trasferito in Germania ed addestrato dalle SS tedesche di Himmler per formare un corpo distaccato formato da soldati italiani. Il generale Peter Hansen Tschimpke vide il lui lo spirito ariano e la forza del soldato europeo pronto a morire per l’Onore.
Dalla fine della primavera Baccin era un appartenente alla milizia del 7° reggimento Panzer Grenadier della divisione  ed operò fino all’autunno del 1944 nell’area intorno a Larissa, un’intera compagnia di camicie nere (circa 180 uomini) denominata La Compagnia Camicie Nere L’Aquila. Il suo compito era quello di contenere l’avanzata del nemico anglo-americano. Uccise una quarantina di invasori e non si fece scrupoli nel catturare dei ribelli partigiani.
La sua fama tra i camerati italiani cominciava a essere sempre più rilevante, tanto da essere scelto personalmente da Pavolini e aggregato alle Brigate Nere comasche.
Una volta raggiunte le terre lombarde, Baccin si rese protagonista di vicende su cui ancora oggi la storiografia moderna preferisce non esporsi. La più sensazionale riguarda la cattura di una squadra partigiana nei pressi di Carimate nei giorni precedenti al Natale di quel 1944.
In un momento di apparente calma nei combattimenti, Baccin e altri combattenti delle Brigate Nere furono colti di sorpresa da una banda partigiana. Baccin e gli altri, nonostante la netta inferiorità, sia in termini di uomini che di armamenti, riuscirono ad ingannare il nemico con una roccambolesca offensiva. Baccin, memore dei successi sportivi in giovane età, decise di arrampicarsi su un albero cercando di osservare lo spostamento dei partigiani. Dopo qualche ora di quella che fu una vera e propria caccia all’uomo, Baccin sfrutto una distrazione del comandante partigiano, appostatosi proprio sotto l’albero, per fiondarsi sul nemico e disarmarlo a mani nude. Una volta preso in ostaggio, Baccin impose la resa della banda partigiana.
Durante il trasporto degli sconfitti al vicino comando tedesco, tuttavia, Baccin riconobbe fra i partigiani un ex commilitone della battaglia di Ortona, ora passato fra le fila nemiche.
Mosso ad umana compassione e, forse influenzato dalla vicinanza del Santo Natale, Baccin offrì la libertà ai prigionieri in cambio della loro rinuncia alla lotta clandestina. La decina di partigiani sopravvissuti agli scontri accettò immediatamente, mentre alcuni promisero che si sarebbero addirittura uniti alla RSI di fronte a tanta umanità. Baccin, uomo pieno di onore e lealtà e convinto della sincerità dei prigioneri, li lasciò quindi liberi di ricongiungersi ai propri cari. Ma qui avvenne ciò che fra i reduci della RSI viene ancora oggi chiamato “l’orrore di Santo Stefano”, dalla data del tragico episodio. Tornando verso Cantù, i partigiani, disarmati ma comunque salvi, si imbatterono nella cascina della famiglia Segatti: dopo aver sfondato la porta, i partigiani rubarono tutti gli averi della famiglia, compresi i fucili da caccia del padre morto qualche mese prima a causa di un bombardamento alleato. Svegliati dal trambusto, i figli Segatti, Emilio di 8 anni e Lorenzina di 14, corserò al piano inferiore per comprendere la situazione. Qui i partigiani spararono immediatamente al piccolo Emilio, uccidendolo sul colpo, e decisero di accanirsi contro Lorenzina. Dopo averla violentata, la ragazza fu legata e gettata nel pozzo di famiglia.
La tragedia generò un enorme shock per Baccin, ora pieno di rimorso per aver concesso salva la vita a persone che credeva prima di tutto Italiani con il senso dell’onore.
Ormai privo di qualsiasi speranza nei confronti del popolo italiano, decise quindi, nel febbraio del 1945, di unirsi ad una colonna tedesca di ritorno in Germania. Qui, grazie ai contatti che aveva conservato dopo il suo periodo di addestramento, fu in grado di raggiungere velocemente Berlino dove, come raccontò molti anni dopo, “l’ideale per cui ho vissuto e per cui morirò è ancora vivo nella carne e nello spirito di questi soldati”.
Nella capitale tedesca, la situazione era disperata con le truppe alleate e sovietiche ormai in prossimità.
Con estremo coraggio, nonostante il freddo, nonostante la ferita ancora grave, Baccin prese parte agli ultimi combattimenti prima della caduta del Reich.
Nel maggio del 1945, col finire della seconda guerra mondiale, Baccin fece perdere le sue tracce aiutato da alcuni camerati tedeschi e successivamente si trasferì in segreto in Brasile. Qui conobbe altri ex combattenti e creò un centro culturale italobrasiliano. Nel primo dopoguerra, Baccin rappresentava quindi una figura emblematica per il post fascismo italiano e internazionale. Egli era inoltre molto disponibile con le nuove leve di ragazzi che si affacciavano al mondo della politica: seppur freddo nei confronti del MSI, Baccin amava sempre rispondere alle lettere dei giovani camerati che, dall’Italia, cercavano in lui un esempio. La sua storia, di cui noi stiamo riportando solo un breve riassunto, venne raccolta e trascritta da un giovane militante veneto che riuscì, più di tutti, ad entrare nel cuore di Baccin. Allo stesso corrispondente, Baccin dirà: “Dopo quel maledetto Santo Stefano, ho deciso che l’Italia non sarebbe mai più stata la mia casa.”
Stretto dall’affetto dei suoi cari, e degli ex-combattenti ancora in vita, Baccin si spense nella sua casa in Brasile, quasi ironicamente, il 28 ottobre 2010, 88 anni dopo la marcia su Roma.


domenica 20 settembre 2015

REVISIONISMO, PERCHE’ FA PAURA?

REVISIONISMO, PERCHE’ FA PAURA?



Revisionismo è quella corrente storico culturale che non accetta i dati ufficiali sulla Shoa, ma che li vuole discutere in base ad una documentazione frutto di ricerca storica.
In pratica, anziché credere alla vulgata ufficiale come se fosse un dogma di fede indiscutibile, alcuni studiosi pretendono di basare le conclusioni su dati certi, prove concrete e provate e documentazione oggettiva e dimostrabile.
Per qualsiasi altro argomento, per qualsiasi altra analisi, per qualsiasi altro studio, tale principio non solo è accettato, ma lodato e preteso come indispensabile per giungere alla verità.
Solo per quanto riguarda la ricerca storica sulla Shoa tale metodo non solo è criticato e boicottato, ma addirittura si è ricorsi alla legge per dichiararlo REATO !!
Difatti in moltissimi stati, compresa tra poco anche l’Italia, coloro che si permettono di negare la versione ufficiale della Shoa sono passibili di incarcerazione per diversi anni!
Secondo il nostro parere, se si ritiene a ragione che una tesi storica sia falsa, non documentata e non dimostrabile, è molto semplice il confutarla sbugiardandone gli autori e mettendone fuori gioco la credibilità e la dignità professionale.
Il ricorrere alla violenza della legge proibendo a priori ogni discussione in merito, fa invece pensare ad una impossibilità oggettiva di confutazione a causa della forza delle tesi avversarie e, di conseguenza, avvalora l’ipotesi di una giustificata paura del revisionismo dandogli di conseguenza una patente di attendibilità..!!
Ognuno poi può credere ciò che gli sembra più giusto o più conveniente, ma logica è logica e non c’è né legge né galera che possano cambiare questo stato di cose..!!

Alessandro Mezzano

                                                                                                                                                                           

venerdì 18 settembre 2015

IL PAESE DELL'INCONTRARIO



 

Il paese dell'incontrario
 
di Marco Cedolin
 
Ascoltando la cacofonia schizofrenica dell'universo massmediatico in queste ultime settimane, continua a ronzarmi nella testa il gingle di uno sciocco carosello degli anni 70 "Il paese dell'incontrario, dove sia non si sa, io lo so ma non lo dico", dal momento che proprio in un "paese dell'incontrario", assai meno idilliaco di quello della pubblicità di 40 anni fa, ho la sensazione di ritrovarmi a vivere in questo mio presente ricco di tinte fosche e scampoli di realtà dai toni drammatici.

Gli Usa e la Ue, nel bel mezzo di una crisi economica che sta scarnificando la dignità delle famiglie e violentando il futuro delle nuove generazioni, fingono che non sia successo nulla e si dedicano ad altri problemi, secondo loro più impellenti. Dopo avere distrutto e gettato nella barbarie l'Afghanistan, l'Iraq e la Libia, violentato la Siria e ridotto in miseria buona parte dell'Africa, gli stessi "distruttori di mondi" si scoprono improvvisamente "amici" degli africani, degli afgani, degli iracheni, dei siriani, ma soltanto qualora gli stessi abbandonino il proprio paese, per correre in occidente sotto forma di migranti che anelano ad un futuro migliore.

Il tutto senza considerare minimamente il fatto che costoro un futuro migliore lo avevano già in patria, prima che le "volenterose" bombe della Nato lo mandassero in frantumi. Nè il fatto che nella maggior parte dei paesi occidentali il futuro sta diventando un incubo per le stesse popolazioni locali, anche grazie al dumping sociale che la politica dell'immigrazione indiscriminata senza dubbio favorisce.

Nel delirio dell'elitè mondialista e dei suoi figli che si tolgono per un paio d'ore le Tods per marciare a piedi scalzi contro Orban e tutti coloro che si oppongono all'immigrazione (o deportazione che sarebbe più corretto) in Europa di milioni di persone, il nemico principe è quello che ancora resta degli stati sovrani. Le identità, le tradizioni, le peculiarità dei singoli popoli, sono mostri che vanno espiantati, all'insegna di un mondo nuovo, senza frontiere, ma anche senza diritti. Il mondo McDonald's, una distesa appiattita di "sopravviventi" apolidi, deprivati di qualsiasi identità e costretti a lavorare e consumare come ossessi per riuscire a tirare avanti la propria esistenza.

A Monaco ed a Vienna migliaia di profughi entrano trionfalmente in città fra gli applausi della popolazione, reggendo in mano la foto della Merkel, senza che a nessuno dei giornalisti impegnati ad immortalare l'evento venga in mente di domandarsi chi ha creato quei profughi e per quale ragione lo abbia fatto. Al largo delle coste siciliane, spesso più vicino a quelle africane che all'Italia, quasi quotidianamente naufragano barconi carichi di migranti, i più fortunati dei quali vengono tratti in salvo dalla marina nostrana, evitando di annegare come invece accade a molti altri. La "buona stampa" altrettanto quotidianamente documenta le tragedie con dovizia di particolari, senza però mai chiedersi chi stia inducendo, per ingrassare il proprio tornaconto, masse sempre più cospicue di disperati a salire sui quei barconi, alla ricerca di un Eldorado che non esiste, nè esisterà mai.

Come se tutto questo teatrino dell'assurdo non fosse già abbastanza disperato e disperante di suo, i professionisti della comunicazione, mai come oggi specializzati nell'orientamento del pensiero, non lesinano di condire il tutto con lo sciacallaggio sulle foto di bambini morti e sui migranti deceduti nelle circostanze più raccapriccianti, additando chiunque osi mostrare scetticismo verso la globalizzazione mondialista come il depositario di una colpa universale.

Gli economisti che attraverso la propria professionalità ci hanno condotti nel baratro di una crisi irreversibile, ci informano che nei prossimi 40 anni l'Europa dovrà accogliere 250 milioni di migranti che alla luce di un curioso ragionamento cervellotico dovrebbero servire (così come serve una merce) a pagare le pensioni degli europei. Ma nessun giornalista in carriera ha pensato bene di domandare a costoro quali prospettive di lavoro avranno gli europei nei decenni a venire, nè cosa ne sarà dei paesi di provenienza dell'immigrazione di massa.

Il bestiario politico non si mostra certo migliore del reparto orientamento del pensiero. Matteo Renzi afferma di ritenere una bestia chiunque non condivida il pensiero del PD e alla luce dei risultati elettorali del suo partito trasforma l'Italia in un paese di animali. La Merkel si trasforma da satanasso in fatina buona. Il premio Nobel Obama dimentica le proprie responsabilità nella distruzione di almeno una mezza dozzina di stati sovrani, continua a coccolare l'Isis e si scaglia contro il presidente Assad, uno dei pochissimi leader che sta davvero combattendo il terrorismo.

Il paese dell'incontrario, dove i carnefici si trasformano nei "buoni" da ammirare, le bestie da macello vengono additate come lupi assassini ed i radical chic marciano scalzi in segno di protesta, mentre chi scalzo lo è per davvero si suicida compostamente, senza che il circo mediatico ed i radical chic lo ritengano meritevole della propria attenzione.


                                                                                                                                                          

mercoledì 16 settembre 2015

INTEGRAZIONE, ADESSO BASTA..!!

INTEGRAZIONE, ADESSO BASTA..!!

Ci hanno detto che si dovevano accogliere..
Ci hanno detto che li si doveva aiutare ad integrarsi..
Ci hanno detto che la multi etnicità non è un problema, ma un valore aggiunto…
Ci hanno detto che è ingiusto e cattivo tenere chiuse la porte della nostra società….
Ci hanno detto che la globalizzazione avrebbe neutralizzato le guerre..
CI HANNO RACCONTATO UN SACCO DI BUGIE ..!!!!
Ed ora la realtà ci sta presentando il conto..Innestare civiltà barbare e primitive nel tessuto di civiltà più progredite è un esperimento che mai, in tutta la storia dell’umanità, ha dato risultati positivi ed il risultato è stato sempre  il degrado, la decadenza, l’imbarbarimento e la morte delle civiltà più evolute.Lo ha visto la civiltà Ellenica, lo ha visto quella Romana, lo sta vedendo quella Americana ed ora tocca a noi, figli della secolare civiltà Europea..! on siamo contrari per principio ad una solidarietà verso i Paesi sottosviluppati ed anzi riteniamo che l’aiutarli a progredire sia non solamente un dovere etico, ma anche il nostro interesse ed una difesa dall’invasione che si sta realizzando, ma siamo altrettanto convinti che il modo migliore, o meglio L’UNICO MODO VALIDO, per realizzare questa solidarietà sia quello di AIUTARE QUEI PAESI, IN LOCO, e non quello di accoglierli da noi.
Quanto poi al problema dell’Islam, che è oggi oggettivamente un grande problema, pensiamo che la lotta contro l’ISIS sia una guerra totale e non per nostra scelta, ma per scelta dell’ISIS.
Ad una guerra totale si può e si deve rispondere solamente nell’unico modo possibile e cioè con una guerra totale che preveda non solo la vittoria sul nemico, ma la sua eradicazione, il suo annientamento, il suo sterminio totale.La scelta di questa strategia totale NON è una scelta nostra, ma una scelta loro alla quale non esiste altra risposta che quella di una pari volontà di annientamento! E’ solo LEGITTIMA DIFESA perché non esiste altro modo per arrestare e debellare questo immane pericolo che sta minacciando la vita stessa di tutti noi!
Abbiamo i mezzi, abbiamo le armi, comprese quelle chimiche ed atomiche, abbiamo l’opportunità..Non facciamoci mancare la volontà di sopravvivere e di difendere il nostro diritto di vivere in libertà, come meglio desideriamo anziché sotto una schiavitù bigotta , intransigente ed inumana..!!
Quanto ai mussulmani che vivono già nei nostri Paesi, obblighiamoli a fare una scelta precisa: O con noi o contro di noi, senza mezze misure, senza riserve mentali,senza distinguo, senza se e senza ma..!
E chi non ci sta sia espulso e deportato in quei Paesi che accettano la legge della Sharia..!
Questa è una guerra già in atto e noi non potremo più sottrarci dal riconoscere questa realtà. Se sapremo reagire potremo salvarci, se no siamo destinati a scomparire per sempre!


domenica 13 settembre 2015

IL FALSO SULLA RISIERA DI SAN SABBA!

 

IL FALSO SULLA RISIERA DI SAN SABBA!

Falsari alla ribalta: il mito della Risiera di San Sabba

Carlo Gariglio

Pubblicato sul mensile "Il Popolo d'Italia", aprile 2000


Negli ultimi tempi gli appassionati di fanta-storia stanno monopolizzando l’attenzione, in quel di Trieste, continuando a deliziarci di fantasie circa il mai esistito campo di “sterminio” nazista in Italia, vale a dire la Risiera di San Sabba.Questo grossolano falso, ricostruito con i soldi del Comune di Trieste negli anni 60, ebbe il suo scopo propagandistico di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dagli stermini, inequivocabilmente veri, commessi da comunisti slavi (inizialmente spalleggiati da quelli italiani) ai danni di decine di migliaia d’italiani, indipendentemente dal fatto che costoro fossero o no fascisti: stiamo parlando delle Foibe. Periodicamente, soprattutto in occasione di successi e avanzate della Destra Europea, la fandonia di San Sabba riprende colore, specie nel triestino, arricchendosi di nuovi particolari e, naturalmente, di nuovi morti; dopo il successo elettorale di Haider non vi è stata TV, radio, giornale che non abbia parlato (a sproposito) della Risiera e dei 5000 (!) ebrei che vi sarebbero stati sterminati mediante una camera a gas che nessuno ha mai visto. Naturalmente la versione ufficiale, buona per Auschwitz come per San Sabba, è che se non vi sono prove di questi avvenimenti dipende dal fatto che i nazisti in ritirata fecero saltare tutto, per cancellare le prove dello sterminio (?).Grandi idioti questi nazisti; tanto affannati nel far saltare le camere a gas di Auschwitz, San Sabba e molte altre località al fine di cancellare le “prove”, ma altrettanto “distratti” da lasciare in vita centinaia di migliaia di scampati pronti a fornirci la loro testimonianza, l’immancabile libro, le interviste a gogò e qualche bel film sul presunto “olocausto”!Ma qual è la realtà di San Sabba? Grazie al compianto Giorgio Pisanò, che dalle pagine del suo Candido fece della questione della Risiera quasi un fatto personale e grazie al più noto degli storici revisionisti italiani, Carlo Mattogno, abbiamo un enorme mole di materiali inconfutabili che smontano completamente le fandonie dell’olocausto triestino e tutti i suoi sostenitori, primo fra tutti quel Ferruccio Folkel, che nel 1979 pubblicò a Milano, grazie alla Arnoldo Mondadori Editore, il testo: “La Risiera di San Sabba”. Mattogno, nel suo contro-testo pubblicato a Monfalcone nel 1985 grazie alle Edizioni Sentinella d’Italia, “La Risiera di San Sabba – Un falso grossolano”, in 40 misere pagine demolisce completamente le argomentazioni ridicole del Folkel, soprattutto quelle inerenti ai cinquemila morti ebrei, cifra pacchiana ottenuta “assumendo” che a San Sabba si uccidessero 50 ebrei al giorno (!) per tre giorni la settimana (!!), ed il tutto naturalmente senza la benché minima prova addotta per confermare tale delirio! Non migliore figura fanno le “testimonianze” presentate dal Folkel, dato che è impossibile trovarne due che collimino fra loro e soprattutto espresse da persone viventi; una delle migliori espressioni di involontaria comicità del Folkel si ha nell’esaminare la testimonianza di un certo Wachsberger, il quale, dopo aver ipotizzato che la “camera a gas” di San Sabba fosse celata nel garage, racconta che durante le “esecuzioni” la porta del garage rimaneva aperta! Che diavoli questi nazisti! Avevano già inventato negli anni 40 delle camere a gas funzionanti “a porta aperta”! Come avranno fatto a perdere la guerra con queste conoscenza tecniche d’avanguardia?Uscendo dal mito tanto caro ai circoncisi e attingendo all’opera di Giorgio Pisanò, la Risiera di San Sabba non fu nulla di più che un campo di detenzione di polizia, riservato a prigionieri ebrei e partigiani che vi transitavano per brevi periodi, in attesa di essere inviati al lager di destinazione. Se così non fosse, difficilmente si spiegherebbero i 22 convogli di deportati che dal 09/10/1943 al 07/11/1944 furono inviati ad Auschwitz.Dal 1945 fino agli inizi degli anni 60 nessuno a Trieste aveva mai osato parlare di un “campo di sterminio”: né i “titini” che avevano occupato la città subito dopo la guerra, né i britannici che la amministrarono fino al 1954, né gli storici antifascisti locali, né tanto meno gli storici resistenzialisti nazionali (Bocca, Secchia, Battaglia…). Eppure, ai primi degli anni 60, per bilanciare gli orrori tragicamente veri delle Foibe, ecco apparire il “campo di sterminio”, edificato ex novo (forno crematorio compreso) nel 1965 con i soldi stanziati dal Comune di Trieste e su progetto dell’architetto Bolco!  Ma c’è di più: nel 1976 a Trieste venne celebrato il processo agli aguzzini di San Sabba, cioè a dei veri e propri criminali in divisa germanica che si resero responsabili della soppressione gratuita di alcuni prigionieri. Ebbene, grazie a quel processo si accertò che a San Sabba morirono una ventina di prigionieri, dei quali si conservano regolarmente i nominativi, ed il responsabile ancora in vita venne condannato per omicidio plurimo aggravato continuato, non certo per strage o sterminio!Dunque nel 1976 per il Tribunale di Trieste non esistevano prove alcune di stermini e/o stragi, mentre nel 1979 il “buon” Folkel pretese di “stimare” il numero dei morti di San Sabba in più di cinquemila!Altra pietra tombale sulle balle olocaustiche venne posta sempre da Giorgio Pisanò, che ripubblicò la testimonianza dell’avvocato ebreo Bruno Piazza, il quale transitò dalla Risiera nel 1944, per poi essere trasferito, vivo e vegeto, alla carceri del Coroneo; tale testimonianza venne cialtronescamente ignorata dai fautori delle balle olocaustiche, nonostante fosse stata pubblicata in tre edizioni successive dalla Casa Editrice Feltrinelli (terza edizione: giugno 1990), in un libro dal titolo “Perché gli altri dimenticano”.Questi dati e questi fatti potrebbero anche bastare per sbugiardare a dovere circoncisi e reggicoda vari a proposito della Risiera, ma esiste la cosiddetta “ciliegine sulla torta”; nel novembre 1992, a Trieste, in occasione di una delle tante commemorazioni dei mai esistiti 4/5000 morti di San Sabba, il Movimento Fascismo e Libertà cittadino diffuse nella Risiera un volantino firmato da Giorgio Pisanò in persona, nel quale si esortavano i giovani a non farsi ulteriormente imbrogliare dai falsari antifascisti. In conseguenza di ciò gli attivisti locali, fra i quali Angelo Cauter e lo stesso Pisanò, vennero denunciati per “ricostituzione del PNF” e “apologia di Fascismo”.Ebbene, il 5 maggio 1994 il Tribunale di Trieste mandò assolti gli attivisti fascisti da ogni accusa, riconoscendo del tutto lecita la contestazione dell’autenticità della Risiera di San Sabba, in quanto diatriba definita ancora aperta fra le versioni antifasciste e quelle fasciste, il che costituisce un’implicita ammissione che sull’autenticità della Risiera come campo di sterminio nessuno è pronto a giurare, tanto meno il Tribunale di Trieste.Questi sono i dati da sbattere in faccia al coro di lamentosi circoncisi sempre pronti ad inventare stermini di massa anche dove non ve ne furono; contro fatti, dati, processi, studi, costoro hanno saputo solo opporre “stime”, testimonianze contraddittorie, falsità macroscopiche e mezzucci vergognosi quali la ricostruzione e novo di un mai esistito campo di sterminio.Tuttavia, alla massa belante di italioti sempre pronti a scusarsi per olocausti mai avvenuti, ciò non basta, dato che continua a prendere per buone le balle colossali di certo ebraismo, catalogando come “falsità” di stampo nazista i fatti precisi e i processi svoltisi negli anni passati.Mai come ora la nota esortazione di Dante ci pare attuale, affinché “il giudeo di noi, fra noi non rida”. 
Carlo Gariglio






venerdì 11 settembre 2015

SANITÀ E SCHIAVITÙ




Comitato MONETA PUBBLICA
Formazione Nazionale

Atti Convegno di Rimini 


SANITÀ E SCHIAVITÙ

Credo che oggi siano qui riuniti alcuni degli ultimi uomini liberi che ancora vivono su questo pianeta. Ad essi mi rivolgo per indirizzare la loro attenzione su un argomento che troppo spesso viene trascurato o ignorato. C'è una specie di tabù per quanto riguarda la medicina, una specie di timore reverenziale per una materia, verso la quale quasi tutti sospendono il loro giudizio per inchinarsi docilmente di fronte all'esperto: il medico! Nelle mani del quale spesso mettono la loro stessa vita...
Da alcuni anni, per chi sa vedere oltre il velo dei media, vi sono i chiari segnali di un piano, di una morsa che si sta stringendo sull'umanità per distruggere le ultime libertà su cui ancora speriamo di far conto.
- Recrudescenza di attentati > “guerra senza fine” contro il terrorismo.
- Crisi finanziarie e monetarie > diffusa paura e insicurezza per il futuro.
- Codex alimentarius > leggi per impedire l’uso di vitamine vitali per la salute umana, leggi per rendere più difficile l’uso delle medicine non convenzionali, per diffondere gli OGM, per abolire l'agricoltura biologica, ecc...
- Attentato dell’11 settembre > in USA leggi poliziesche oppressive, sospensione di molti diritti costituzionali.
- In Francia: legge sul reato di “soggezione psicologica”, con la quale viene di fatto abolita la libertà di opinione e di associazione > obiettivo principale nelle intenzioni della legge: eliminare le medicine non convenzionali e i gruppi di guarigione spirituale. E’ prevista una pena di otto anni di galera!
- In Italia: attacco mediatico concertato e martellante contro (in ordine di tempo) maghi, gruppi spirituali, medicine non convenzionali > proposta di legge sul plagio, sul tipo di quella francese sulla soggezione psicologica.
- L'aumento vertiginoso della spesa sanitaria e, in particolare, delle droghe psichiatriche in adulti e bambini.
- Gli allarmi per nuove, inesistenti malattie. Vi ricordate? ci dichiararono che nell'anno 2000 l'AIDS avrebbe contagiato il 60% dell'umanità? Vi ricordate la SARS? l'influenza dei polli? E che ne dite ora dell'influenza suina? Qualche dubbio serpeggia nella vostra mente?
Se teniamo a mente che i padroni delle banche sono anche i padroni del petrolio, dei media, della grande distribuzione alimentare, delle fabbriche di armi e delle multinazionali farmaceutiche, non possiamo che concludere che questi gruppi di potere stanno sferrando un attacco totale contro l'umanità. I loro tentacoli sono infiltrati in tutti i governi del pianeta; i ministeri della sanità sono formati da loro funzionari; finanziano i parlamentari di destra e sinistra di quasi tutto il mondo.
I mezzi che usano per dominare sono due; metteteli bene in mente, sono:
SCARSITÀ e PAURA.
Il loro fine è il potere assoluto su un'umanità di schiavi.
Avete osservato che attualmente la medicina non guarisce praticamente alcuna malattia? Pensate alla storia infinita della ricerca sul cancro. Pensate alle raccolte infinite di fondi per altrettante malattie. Pensate ai trattamenti che durano una vita, come quelli per l'ipertensione e il diabete. Ma davvero credete che oggi la scienza non abbia i mezzi per trovare la cura definitiva per la maggior parte delle nostre malattie?
Prendete il costo di una compressa per l'ipertensione, moltiplicatelo per 365 giorni, moltiplicatelo per il numero di anni in cui il malato è costretto ad assumerla (dai 20 ai 40), moltiplicatelo ancora per le centinaia di milioni di ipertesi di tutto il mondo. Comincerete a rendervi conto di molte cose... di perché non esiste una cura definitiva per alcuna malattia, del potere di queste multinazionali... e comincerete a pensare alla vostra salute in maniera diversa.
Statistiche ufficiali contano dai 1.500.000 ai 2.000.000 morti all'anno causati dalla medicina ufficiale, sommando solo Europa e USA. E statistiche altrettanto ufficiali testimoniano che, ogni volta che i medici scioperano, le percentuali di morte diminuiscono drasticamente!
Pensate che siamo arrivati a questo punto perché i medici sono tutti degli imbecilli o dei disonesti? No, decisamente no. Le ragioni sono molto più precise, più profonde, e sono state deliberatamente causate e volute.
In verità esistono da tempo le soluzioni alla maggior parte delle malattie dell'umanità, in special modo per quanto riguarda quelle che sono considerate le due prime cause di morte nei paesi “occidentali”: il cancro e le malattie cardiocircolatorie. Conoscerle, usarle, diffonderle deve essere parte integrante della vita dell'uomo libero.


Alberto R. Mondini
Comitato Formazione Nazionale Via Milano 12/A – 47900 Rimini
Cod. Fis. 91120430409 monetapubblica@alice.it 338 49 22 224 

                                                                                            

mercoledì 9 settembre 2015

GENERALE RODOLFO GRAZIANI -- (I NOSTRI EROI)




 
 




                               Gen. Rodolfo Graziani

Rodolfo Graziani nasce a Filettino in provincia di Frosinone l’ 11 agosto 1882, quarto di nove figli, dal padre Filippo e dalla madre Adelia Clementi. Il 1° maggio 1904, al termine del servizio militare di leva, fu nominato sottotenente e, nel 1906, vincendo un concorso divenne  ufficiale effettivo nel 1° Rgt Granatieri. Nel 1908 e fino al 1912 fu in Eritrea dove fece preziose esperienze col mondo coloniale. Nel 1913, subito dopo il matrimonio con Ines Chionetti, fu inviato in Cirenaica a combattere nella campagna libica. Con lo scoppio della prima guerra mondiale fu al fronte col grado di capitano e si distinse per coraggio e decisione, rimanendo ferito più volte, decorato al valore e promosso per meriti di guerra. Alla fine, a soli 36 anni, fu il più giovane colonnello dell’esercito italiano. Dopo la guerra viene inviato in Libia, dove porta a termine, con grande energia, la riconquista della Tripolitania (1924) e della Cirenaica (1928-1930) di cui diviene governatore. Generale di Brigata dal 1929, nel 1934 consegna la Cirenaica pacificata al nuovo governatore generale Maresciallo Italo Balbo ed è nominato governatore della Somalia. Nel marzo 1935 diviene Generale di Corpo d’Armata. Durante la conquista dell’impero d’Abissinia guida le operazioni sul fronte sud. Dopo aver ricevuto il titolo di maresciallo d’Italia, nel giugno 1936 succede a Bagoglio come Vicerè d’Etiopia. In questa funzione opera durissime repressioni contro i ribelli e il 7 febbraio 1937 subisce un attentato. Successivamente torna in Italia e ottiene il titolo di Marchese di Neghelli.
  Il 3 novembre 1939 è nominato Capo di Stato Maggiore dell’esercito e, dopo lo scoppio della seconga guerra mondiale comanda le forze armate italiane in Africa Settentrionale. Ma dopo i rovesci militari dell’inverno 1940-41, causati da grave impreparazione e armamento del nostro esercito, Graziani chiede di essere esonerato dall’incarico e rientra in Italia l’11 febbraio 1941, ritirandosi nella sua tenuta sugli altipiani di Arcinazzo. Il tentativo di addossargli la responsabilità dei rovesci militari in Cirenaica fu vanificato dalla presentazione di un suo memoriale che chiarì le vere cause.
 Rientra nella vita militare e politica dopo l’8 settembre 1943, quando si schiera con la R.S.I. divenendo Ministro della Difesa Nazionale e comandante del nuovo esercito repubblicano.
 Con un memorabile discorso al Teatro Adriano di Roma, cui assistettero migliaia di ufficiali, richiamò tutti al dovere di difendere la Patria tradita dall’infame armistizio, ottenendo migliaia di adesioni.
 Con il consenso dei tedeschi ebbe il comando dell’Armata Liguria avendo sotto il suo comando anche divisioni tedesche.
 Parte della sua Armata ebbe il compito di bloccare l’avanzata anglo-americana in Garfagnana e all’Abetone ove furono impegnati reparti delle Divisioni Monterosa, San Marco e Italia, mentre altri reparti e la divisione Littorio erano schierati a difesa del confine occidentale.
 Si arrese agli americani nella notte fra il 29 e il 30 aprile, i quali pretesero che firmasse, per conto del governo italiano, la resa di Caserta, ufficializzando, così, il riconoscimento della R.S.I. quale avversaria insieme alla Germania. Dopo un mese circa di prigionia nel campo di Cinecittà a Roma, il 12 giugno fu trasferito ad Algeri, quale prigioniero di guerra, nel campo P.O.W. 211. La prigionia ad Algeri si concluse il 16.2.1946 ma subito fu internato a Procida dove trovò Gambara, Borghese ed altri. Qui scrisse “Ho difeso la Patria”, “Africa settentrionale 1940-41”, “Libia redenta”.
 Graziani fu processato a Roma e condannato, il 2 maggio 1950, quale collaborazionista coi tedeschi, a 19 anni di carcere, di cui 13 e 8 mesi condonatie gli altri già scontati.
Liberato nell’agosto del  1950, si ritira a vita privata. Nel 1954, però, ha rapporti col M.S.I. che si avvale del suo nome prestigioso nelle sue campagne.
 Muore a Roma alle ore 6 dell’11 gennaio 1955, a 73 anni. Ai suoi funerali e alla traslazione della salma da Roma ad Affile partecipò una folla enorme.


venerdì 4 settembre 2015

8 SETTEMBRE 1943




Anniversario dell'8 settembre 1943, data ufficiale di un armistizio -in realtà una resa incondizionata agli anglo-americani- dopo oltre tre anni di dura lotta su tutti i fronti di guerra e di enormi sacrifici sostenuti dal popolo italiano. Una resa preparata da tempo da altissimi gradi dell'Esercito e della Marina (in primo piano il Maresciallo Badoglio), dalla massoneria e dalla cospirazione antifascista nell'obiettivo dichiarato di rovesciare un Regime. In evidente indifferenza per le tragiche conseguenze che avrebbe inevitabilmente scatenate.
In realtà, un sordido tradimento che oltre a infangare l'onore nazionale -attributo primario nella storia di ogni Nazione degna di questo nome- ha di fatto trasformato l'intera Penisola in un campo di battaglia con le sue prevedibili e immani distruzioni. Un 8 Settembre che in poche ore ha sancito la polverizzazione del nostro Esercito sul territorio nazionale e all'estero con le relative funeste conseguenze a fronte dell'inevitabile reazione dell'alleato germanico messo improvvisamente di fronte ad un cambiamento di campo dalle immediate ripercussioni strategico-militari. Via libera, dunque, agli eserciti invasori nel quadro di una capitolazione, ovvero un diktat, contenente clausole autenticamente spietate e, non a caso, mantenute segrete.
Quali combattenti superstiti repubblicani ricordiamo dunque l'8 Settembre (l'abbiamo affermato più volte e nelle più diverse sedi) come la pagina più infamante della storia unitaria italiana, ma nel contempo sorgente di una rivolta che ci ha visti impegnati sotto la Bandiera della Repubblica mussoliniana con il ritorno al combattimento. Abbiamo pagato duramente col sangue di decine di migliaia di uomini e donne, militari e civili, la nostra feroce volontà di riscatto, certi oggi come ieri di aver rappresentato l'Italia che contro la resa più ignobile ha scelto la via dell'onore. E se questa è retorica, che sia benedetta.
 

Gianni Rebaudengo   
Presidente Nazionale   
Raggruppamento Nazionale Combattenti e Reduci RSI - Continuità Ideale  
                                                                                                                                                                   
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                        TRADIMENTO, DISONORE VERGOGNA!!!