giovedì 31 dicembre 2015

IMBARAZZANTE O SCANDALOSO ?

Blog politicamente scorretto contro la dittatura del pensiero unico, coordinato dall' avvocato Edoardo Longo.

IMBARAZZANTE O SCANDALOSO ?


Si sono accorti che quel gruppo di africani non era fuggito da una guerra, come del resto accade per il 94% degli arrivati in Sicilia. 

Pertanto non avevano ricevuto il diritto di asilo politico, ma invece di recarsi all’aeroporto più vicino per rientrare a casa, come intimato dal foglio di respingimento, il 28 dicembre hanno occupato con prepotenza le scale dell’Ufficio Postale di Agrigento, pretendendo di parlare con i funzionari della Questura.

La Caritas, che ha annusato subito il lauto affare, ha disposto di trovare immediatamente delle coperte per chi trascorreva la notte sulla scalinata. Inoltre ha chiamato avvocati competenti in materia dell’immigrazione che si rendessero disponibili a prestare gratuitamente le loro competenze per l’orientamento legale dei migranti e per l’istruttoria delle pratiche di ricorso contro il foglio di respingimento.

Sembra che  le organizzazioni cattoliche italiane abbiano veramente un grande sbuzzo per gli affari e che di quei finti profughi non se ne vogliano perdere proprio neppure uno…Più ce n'è, più se magna..... questa è la cultura dell' accoglienza ,sotto gli orpelli del buonismo ipocrita e sotto le minacce morali di spedire tutti all' inferno gli Italiani che di questa invasione mascherata non ne vogliono proprio sapere... 

Sono convinto, comunque, che la Caritas abbia trovati i legali che cercava, poiché esiste l’A.s.g.i. (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) dalla quale si possono sempre “attingere” avvocati o legulei da strada preposti all’uopo, che avranno fatto di tutto per regalarci queste “grandi risorse”, dato che gli africani sono stati sistemati in albergo!


E pensare che  persino alcuni magistrati (sappiamo bene che tra loro non esiste QUASI nessuno di destra…) avevano deciso di NON concedere agli stessi il diritto di asilo!

Vorrei infine ricordare la “nobile” difesa dell’Asgi al gruppo di nigeriani che aveva stuprato una ragazza italiana ventenne in novembre a Caltanissetta. Imbarazzante o scandaloso?  Fate voi…

Andrea Mantellini - Forlì
                                                                                                                                                                                            

lunedì 28 dicembre 2015

BANKSTERS / VERSO LA TIRANNIA ASSOLUTA

Blog politicamente scorretto contro la dittatura del pensiero unico, coordinato dall' avvocato Edoardo Longo.

BANKSTERS / VERSO LA TIRANNIA ASSOLUTA


Reporter

Su un importante quotidiano finanziario lo scorso novembre si leggeva: «Dal governo ieri è arrivato il definitivo disco verde al bail-in, ovvero al provvedimento secondo cui, a partire dal primo gennaio 2016, il salvataggio delle banche in difficoltà dovrà avvenire anche con il supporto dei creditori della banca stessa. Con questa misura si punta a definire un quadro armonizzato a livello europeo in caso di risanamento delle banche in crisi».

Mancava, nell’articolo, solo un evviva per celebrare l’avvenimento, presentato come buona notizia. Evidentemente all’articolista sfuggiva la traduzione esatta di bail-in che è: rapina nelle banche. Non nel senso che qualcuno rapina le banche, ma nel senso che le banche stesse diventano dei rapinatori. Tale legge è un’infamia, la peggiore atrocità finanziaria mai perpetrata nel mondo occidentale. E’ molto di più della legalizzazione di un furto.

E’ la fine del ruolo secolare della banca come istituzione fiduciaria, come custode dei risparmio e delle attività finanziarie di terzi. E’ la fine della banca in quanto impresa che si dedica con continuità e a proprio rischio, alla concessione dei prestiti utilizzando il risparmio che la collettività le affida. La missione della banca è sempre stata quella di fornire protezione e sicurezza assoluta ai depositanti che le affidano in piena fiducia la proprietà del denaro. Nel codice civile di ogni paese i depositi bancari sono una passività della banca. La banca ne acquisisce la proprietà ma è obbligata a restituirla nella stessa specie monetaria a richiesta del depositante. Con il bail in la restituzione della proprietà non è più garantita e questo è gravissimo. La banca dissestata potrà indennizzarsi con il denaro dei depositanti. Crolla così il pilastro fondamentale del sistema bancario: la custodia e tutela del diritto di proprietà di terzi.



Cosa hanno fatto i governi occidentali di fronte a questa misura indecente? Invece di reagire alla violazione di uno dei principi giuridici più sacri dell’ordinamento finanziario, hanno semplicemente annuito all’unisono al comando dei burocrati e accettato questa legge marziale finanziaria che consente alle banche di continuare a giocare d’azzardo nel casinò del mercato finanziario con le fiches distribuite dalla banca centrale ed essere poi risarcite delle perdite con i soldi dei depositanti. Il bail in è un forte incentivo alla loro inefficienza e imprudenza poiché i rischi e i costi associati del loro operare e del loro fallimento ricadranno, di diritto, sulla collettività.

Il sistema monetario europeo ha una leva finanziaria superiore a quella della Lehman Brothers, fallita nel 2008 e ciò significa che è sufficiente una lieve diminuzione dell’attivo del bilancio per azzerare l’intero capitale del sistema bancario. L’attivo è costituito da trilioni di titoli del debito dei governi bancarottieri, da derivati e da crediti la maggior parte dei quali saranno a breve in sofferenza. Il sistema è praticamente insolvente e le autorità monetarie non lo ignorano. Ma che importa loro se c’è il bail in? Sarà la collettività a ricapitalizzare il sistema ogni volta che c’è bisogno.

Naturalmente al peggio non c’è mai fine. Entro il nuovo anno potrebbe essere varata una nuova legge marziale finanziaria, che si armonizza assai bene col bail in. Si tratta del combinato disposto dell’eliminazione tout court del contante fisico e dell’imposizione dei tassi negativi al “dettaglio”. La banca centrale europea è stata la prima ad inaugurare i tassi nominali negativi sui depositi che le banche tengono presso di essa e la loro applicazione ai depositi dei risparmiatori sarà uno scherzo visto che ormai si stanno abituando ai tassi negativi sui titoli di stato. La misura è già allo studio e se fosse varata trasformerebbe il sistema bancario in una trappola gigantesca per risparmiatori.

Il 18 agosto, il Financial Times pubblicava un articolo anonimo intitolato The case for retiring another ‘barbarous relic’ (E’ tempo di mandare in pensione la barbara reliquia) lamentando il fatto che l’accumulo di contante da parte del pubblico in previsione di una nuova crisi, crea distorsioni nel sistema economico limitando la capacità delle banche centrali di stimolare l’economia. (Ci vuole una bella faccia tosta a sostenere una simile tesi). L’articolo, inoltre sosteneva che la sua definitiva abolizione renderebbe più facile ai governi eliminare l’economia sommersa e riscuotere le tasse in tempo reale attingendo direttamente ai conti correnti digitali. I veri obiettivi della misura sono: evitare, in caso di crisi generale, la corsa agli sportelli che farebbe implodere le banche; obbligare il pubblico a spendere.

Ora si immagini lo scenario seguente. Il contante fisico è stato abolito per legge e il denaro può solo transitare nella rete. Il mercato azionario e obbligazionario crollano e ne segue una crisi peggiore di quella del 2008. Cosa fanno le autorità monetarie? Impongono subito, sul contante digitale, un tasso negativo, diciamo di -5% per ricapitalizzare in fretta il sistema. Cosa fanno i risparmiatori per evitare la tassa? Ovviamente spendere in fretta il denaro digitale e comprare un po’ di tutto: case, auto, elettrodomestici o più azioni o obbligazioni per sostenerne il mercato o magari tutto ciò che non serve. Secondo i fautori dell’eliminazione del contante, il consumo forzato allevierebbe le conseguenze della crisi e rimetterebbe in sesto l’economia. Per i regolatori, infatti, l’importante è spendere, non produrre per aver la capacità di consumare. Ma per consumare di più senza risparmiare e produrre, i consumatori dovrebbero indebitarsi. Ed eccoli serviti: la banca centrale aprirebbe i rubinetti del credito dando il via al quantitative easing per il popolo. L’economia verrebbe inondata dal credito digitale e il debito privato crescerebbe, al pari di quello pubblico, in modo mostruoso.

Quali sarebbero le conseguenze di questo scenario? Dal collasso deflazionistico si passerebbe di botto a quello iperinflazionistico cioè alla distruzione valutaria. Stiamo forse esagerando? Ma no, la misura del bando al contante è già allo studio e dal bail in alla cashless society forzata, cioè alla tirannia assoluta, il passo è brevissimo. 

Del resto cosa c’è da aspettarsi in mondo guidato da un gruppetto di persone psicopatiche che hanno il monopolio del denaro, che nessuno ha mai eletto, che non rispondono a nessuno dei danni che fanno e che continueranno a fare?

Molto presto si avvererà la profezia apocalittica per cui “Chi non avrà il marchio del numero della Bestia non potrà né comprare , né vendere”.

Bello, il Nuovo Ordine Mondiale… e visto che il terrifico futuro di schiavitù che ci prefigurano, riducendoci ad una massa di schiavi privi anche del denaro per comperarsi di che vivere, ci autorizza a ipotizzare in esso i segni apocalittici della fine , si potrebbe anche pensare a chi possa essere  la Bestia apocalittica che  siede al vertice del potere finanziario tirannico e transazionale…..

Io, una ipotesi la faccio ( e non centra solo la bruttezza grifagna del soggetto) :  da questo punto di vista, non ci sono concorrenti a questa Cattedra : che ne direste di Jacob Rotschild, il Re di Denari, l’ uomo più ricco del mondo , che con la sua famiglia di plutocrati ebrei in cui è concentrata TUTTA la ricchezza del pianeta e tutto il potere del mondo , da secoli ci sta portando proprio al punto in cui ci troviamo ?



Reporter 


Appunto della Lanterna :

Le edizioni della Lanterna hanno dedicato a questa Dinastia un  eccezionale libretto dell' ottimo Anonimo Pontino dal titolo " Rotschild, la dinastia del denaro", che si può acquistare a questo link :

 
 

sabato 26 dicembre 2015

L'ANPI COME ISIS: “distruggete l’affresco fascista con il saluto romano.

 

L’Anpi come l’Isis: “distruggete l’affresco fascista con il saluto romano.

Fonte: il secolo d’Italia.

Dopo la scritta inneggiante a Mussolini comparsa nei giorni scorsi a San Leopoldo a Pontebba, adesso un altro episodio turba i sonni degli ex partigiani della provincia di Udine: solo che stavolta la cosa è più grave, per l’Anpi. Nel comune di Martignacco il sindaco Marco Zanor si è macchiato di una colpa incredibile, almeno secondo l’Anpi: ha nientedimeno che riportato alla luce e restaurato un antico affresco del pittore Ernesto Mitri, raffigurante due atleti, uno dei quali con saluto romano. È sacrilegio: anziché la valenza culturale e artistica dell’opera, la locale sezione dell’Anpi ha visto questo restauro conservativo – Mitri è uno dei più grandi artisti friulani, al quale tutt’oggi vengono dedicate mostre – forse come una tentata ricostituzione del disciolto partito fascista, e ha protestato vivamente: «Ipocrita, autoritario e antistorico», ha definito l’Anpi il primo cittadino. L’atteggiamento degli ex partigiani si commenta da solo: mezza Italia dovrebbe essere distrutta, dallo stadio Olimpico all’intero quartiere Eur, intere correnti pittoriche dovrebbero essere cancellate, dal futurismo al dadaismo al razionalismo, perché nate e prosperate all’ombra dell’odioso regime fascista. E bisognerebbe andare anche all’estero, per cancellare i monumenti e le opere del fascismo: dall’edificio delle Poste dell’Asmara al porto di Massaua, alle intere città sorte in Libia e in Etiopia, per non parlare di quelle italiane.

No al restauro di un affresco del pittore Mitri.
E allora? La cultura è cultura, l’arte è arte: è veramente inaccettabile che l’Anpi sia accecata dall’odio politico ogni volta che capita un episodio di questo genere. tanto più che l’affresco in questione è di notevole valore artistico, che la spesa è stata ridicola (cinquemila euro) rispetto ad altre realizzazioni dei governi di sinistra, e che come ha detto il sindaco, gesti del genere potrebbero ricondurre alla pacificazione nazionale, fin qui ancora non realizzata. E allora le Case del Fascio, presenti in quasi ogni comune italiano, diventate dopo la guerra altrettante Case del Popolo? Rappresentano sempre un esempio delle realizzazioni che quel governo fece per il popolo italiano, come gli edifici per le colonie, ancora oggi presenti sul nostro territorio e immaginate dai più grandi architetti del secolo. Insomma, l’Anpi ha fatto una meschina figura, credendo di poter cancellare, con la distruzione di un affresco fatto da un grande artista italiano, anche la memoria di un periodo della nostra nazione.





 

martedì 22 dicembre 2015

LA STORIA IGNORATA



La storia ignorata

Di Fabio Calabrese

Alcuni anni fa il principe Otto d'Asburgo allora rettore dell'università di Urbino, nella sua prolusione d'inizio dell'anno accademico, a proposito della conoscenza della storia, fece un commento meno banale e più profondo di quel che può sembrare a prima vista:
“Chi non sa da dove viene”, disse, “non può sapere dove va, perché non sa dove si trova”.
I concetti che noi abbiamo della storia influenzano l'idea che ci facciamo del presente, e quindi contribuiscono a determinare le nostre azioni in vista del futuro; per questo motivo, tutti gli studiosi dei fenomeni sociali e politici, da Malinsky e De Poncins ad Orwell, hanno messo in rilievo il fatto che la manipolazione della conoscenza storica è uno degli strumenti principali dei sistemi che, totalitari o sedicenti democratici che siano, si propongono di plagiare l'opinione pubblica.
Le democrazie, è noto, non ricorrono ad un sistema dichiarato di censura, ma al plagio di un potente sistema mediatico, oltre alla sommesione delle voci dissidenti in un coro continuo di “informazioni” futili e/o irrilevanti.
“E' possibile ingannare tutti per un certo tempo”, recita un detto, “ed è possibile ingannare qualcuno per sempre, ma non si possono ingannare tutti per sempre”. Io mi auguro ardentemente che ciò sia vero, e forse non solo lo è, ma siamo giunti ad un punto di rottura. Se il catalogo di un'agenzia libraria on line che si occupa di diffondere le opere di piccole case editrici, che non ha una caratterizzazione politica, somiglia sempre di più a quello di una libreria revisionista, questo significa che “il potere” pur con i suoi potenti mezzi sta rimanendo sempre più solo nel ripetere le sue sempre meno credibili menzogne di stato soprattutto in campo storico, su tematiche quali fascismo e antifascismo, resistenza, comunismo, guerra fredda; è una situazione che per certi versi ricorda la glasnost degli ultimi tempi dell'Unione Sovietica con Gorbacev.
Sarà che di questi tempi il Grande Fratello mondiale non se la passa troppo bene: l'Irak somiglia sempre di più al Vietnam, Bagdad è peggio di Saigon; in Afghanistan la resistenza che sembrava schiacciata sta rialzando la testa, anche in Libano Hezbollah si è dimostrata uno scoglio più duro del previsto, poi c'è l'Iran che non si piega né alle minacce né ai ricatti, e come se non bastasse ci sono anche le rogne nel cortile dietro casa: il Venezuela di Chavez, il Brasile di Lula. Fatto sta che anche nella sin qui servilissima colonia Italia si comincia a parlare un linguaggio più libero, cominciando proprio dal revisionismo storico, così temuto dal Grande Fratello orwelliano e da quello reale. La storia (sin qui) ignorata torna sotto i riflettori e le sue lezioni possono indurre a rivedere l'atteggiamento verso il presente.
Parliamo de “La bottega editoriale”, il bollettino, reperibile all'indirizzo bottegaeditoriale1@soveria.info che recensisce due collane “dire-fare-scrivere” e “scripta manent” dell'editore Rubettino. Nella prima troviamo la recensione del libro di Paolo Palma Il telefonista che spiava il quirinale – 25 luglio 1943, (recensione di Paolo Acanfora), nella seconda La resistenza demitizzata di Giampaolo Pansa (recensione di Francesco Fatica) e Compagno cittadino, il PCI tra via parlamentare e lotta armata di Salvatore Sechi (recensione di Carmine De Fazio).
“Il telefonista che spiava il quirinale” non è un personaggio letterario, è Giuseppe Mangione, allora appunto telefonista del quirinale e che dopo la guerra acquisì una certa fama come sceneggiatore, che intercettò e trascrisse le conversazioni telefoniche del re Vittorio Emanuele III e del suo entourage attorno al luglio 1943. Le trascrizioni furono poi consegnate al noto esponente partigiano Rodolfo Pacciardi fra le cui carte sono state recentemente ritrovate.
Quello che ne emerge, è un quadro completamente diverso da quel che ci eravamo abituati a considerare di un episodio chiave della nostra partecipazione al secondo conflitto mondiale, quale fu quello del 25 luglio 1943, il “ribaltone” con cui fu soppresso il regime fascista, e che doveva preludere di lì a poco all'altro ed ancor più drammatico ed infamante “ribaltone”, l'armistizio ed il cambiamento di fronte dell'8 settembre.
Contrariamente a quel che ci è stato fatto credere così a lungo, l' “arresto” (ma di arresto non si trattò) di Benito Mussolini quando questi, dopo essere stato messo in minoranza nella seduta del Gran Consiglio del fascismo si recò dal re per presentargli le proprie dimissioni, non fu per nulla frutto di una decisione improvvisa di Vittorio Emanuele III, ma l'esito ultimo di una cospirazione accuratamente preparata, una congiura che ebbe la sua “anima”, la sua “eminenza grigia” nel ministro Acquarone, un personaggio che finora gli storici hanno considerato assolutamente di secondo piano.
Per gli antifascisti di allora, di poi, di oggi, è sempre stato motivo d'imbarazzo il fatto che la “bieca” dittatura mussoliniana finisse in una maniera così “parlamentare”, con una votazione, ed ancora il fatto che dopo essere stato messo in minoranza dal Gran Consiglio, Mussolini si sia recato tranquillamente ad offrire al re le proprie dimissioni. E' stato questo il comportamento di un tiranno? O non piuttosto quello di un leale servitore dell'Italia con la coscienza tranquilla, il cui torto, semmai, è stato quello di non avvertire la fosca atmosfera da congiura da basso impero bizantino che altri gli avevano addensato attorno, come spesso accade alle persone sincere e leali che non sono in grado di comprendere fino in fondo la malizia altrui? Se invece Mussolini scelse consapevolmente di consegnarsi nelle mani di chi voleva distruggerlo, può averlo fatto solo nel tentativo di evitare che per l'Italia alla tragedia del conflitto si sommasse l'altra tragedia della guerra civile. In ogni caso, la sua statura morale ne esce ingigantita: un gigante circondato da una torma di squallidi gnomi intenti solo a cercare di trarre un profitto personale dalle sventure della Patria.
In realtà questo libro aggiunge nuovi tasselli ad un mosaico che il gran parte conoscevamo già, così come sappiamo che all'uscita dal quirinale Mussolini non fu arrestato con un atto che avesse qualche parvenza di legalità, ma rapito e portato via in segreto su di un'ambulanza: è evidente che i cospiratori temevano una reazione popolare, ed in tal modo confessavano involontariamente la popolarità di cui ancora godeva Mussolini a dispetto del disastroso andamento della guerra.
E non parliamo di altri fatti oscuri di quella tragica fine di luglio che sembrava anticipare sinistramente la guerra civile, come l'assassinio in un vile agguato di Ettore Muti “il più bello” e sicuramente uno dei più amati leader fascisti.
In realtà, non è da adesso che sappiamo che fin dall'inizio del conflitto la monarchia e gli alti gradi militari ad essa vicini tennero un comportamento ambiguo, “il piede in due staffe”, come si dice, od arrivarono a sabotare lo sforzo bellico collaborando apertamente con il nemico, al prezzo delle vite cinicamente sacrificate di migliaia di nostri combattenti.
Poiché la repubblica nata dalla “resistenza” si è sempre preoccupata di non far conoscere agli Italiani la verità sulla tragedia che li aveva colpiti, e di nascondere il volto vile e laido dell'antifascismo, quello che fu il nostro più valido scrittore di cose militari, Antonino Trizzino andò incontro nel dopoguerra a tre processi per aver affermato e documentato nel suo celebre Navi e poltrone un fatto basilare ed incontrovertibile: la condotta della Regia Marina, dei suoi alti comandi, fu, dal punto di vista dell'interesse nazionale, folle e suicida: i nostri convogli destinati al nord-Africa furono mandati senza scorta lungo le rotte di un mare dove i britannici avevano una schiacciante superiorità; le vite di migliaia di nostri marinai furono sacrificate invano, e nel contempo la penuria di rifornimenti determinò il crollo del fronte africano che aprì le porte all'invasione dell'Italia. Non basta, in un altro libro dal titolo eloquente, Gli amici dei nemici, Trizzino ha documentato i contatti che ci furono fra i nostri alti comandi ed i britannici che furono costantemente informati dei movimenti delle nostre truppe e dei nostri convogli. La monarchia ed il suo entourage, gli alti gradi militari si preparavano a saltare sul carro del probabile vincitore o (le due ipotesi non sono in contrasto) vedevano nella sconfitta un mezzo per sbarazzarsi del fascismo. Peccato che intanto a farne le spese erano, con le loro vite, i nostri soldati ed i nostri marinai, e tutto ciò ha sempre avuto un solo nome: tradimento.
Se poi aggiungiamo che la monarchia fece forti pressioni sul fascismo perché si arrivasse al più presto all'entrata in guerra, essendo Mussolini riluttante, ed i Tedeschi che conoscevano lo stato d'impreparazione delle nostre forze armate dopo che l'Italia aveva appena speso tutte le sue energie in due guerre consecutive in Etiopia e Spagna, nettamente contrari (non a caso, il giorno scelto per la dichiarazione di guerra fu il 10 giugno, il compleanno del re), è difficile sottrarsi alla conclusione che le vite degli Italiani e l'avvenire stesso dell'Italia siano stati sacrificati sull'altare di uno sporco gioco di potere.
Passiamo all'altro libro che bene s'inserisce su questa tematica: La resistenza demitizzata è per ora l'ultimo anello di una catena che l'autore ha iniziato nel 2003 con il bestseller Il sangue dei vinti, proseguita poi con Sconosciuto 1945 del 2005 e La grande bugia del 2006. La resistenza, lo sappiamo, non fu un'epopea, non ebbe nulla di nobile, fu un carnaio truce e vile, fatto di attentati e di colpi alla schiena, diretta contro i Tedeschi, ma soprattutto contro coloro che dopo l'8 settembre 1943 avevano continuato a combattere lo stesso nemico, e contro quanti minacciavano di essere un ostacolo alla “rivoluzione socialista” che si pensava d'instaurare a guerra finita. La stragrande maggioranza dei militi della Repubblica Sociale uccisi da mano comunista non caddero in combattimento, ma furono trucidati dopo essersi arresi ed aver ceduto le armi, quando non erano più in grado di difendersi. Con il 25 aprile 1945 non arrivò la “liberazione” ma la mattanza. Coloro che per due anni sanguinosi non erano stati capaci di fare altro che nascondersi sulle montagne, compiere attentati, colpire alla schiena, ora, vincitori per procura grazie ai bombardieri ed ai tank americani, sfogavano sui vinti e sugli inermi la loro barbarie bestiale.
La “resistenza” non è stata altro che questo, la pagina forse più vergognosa della nostra storia bimillenaria. Non questo lo sappiamo, lo sapevamo già ben prima che Giampaolo Pansa arrivasse a dirlo, tuttavia è un fatto molto importante che uno storico di formazione di sinistra e quindi antifascista arrivasse a dirlo, a renderlo noto al grosso pubblico tenuto nell'ignoranza per più di mezzo secolo.
Giampaolo Pansa ha iniziato questo percorso nel 2002, con un testo sui combattenti della Repubblica Sociale, I figli dell'aquila, e probabilmente a questo punto si è trovato di fronte alla verità di cosa è stata la “resistenza”, un'orrenda faida condotta soprattutto a guerra finita contro un “nemico” ormai inerme, poteva, come tanti prima di lui, insabbiare tutto, invece ha avuto il coraggio di rompere il muro dell'omertà. Come La grande bugia, La resistenza demitizzata è dedicata soprattutto a smentire gli avvocati d'ufficio della resistenza, i ben pagati megafoni e leccapiedi del regime che vorrebbero tenere la grande bugia ancora in piedi: Giorgio Bocca, Alessandro Curzi, Paolo Flores d'Arcais, Sergio Luzzatto, ed altri esemplari del più lugubre bestiario di quanti vilipendono la storia e prostituiscono l'informazione.
Chi mente sapendo di mentire, molto spesso finisce per darsi la zappa sui piedi, e così Pansa ha buon gioco citando un'affermazione di Giorgio Bocca, il più accanito di quanti vorrebbero confutarlo:
«Il terrorismo ribelle non è fatto per prevenire quello dell’occupante, ma per provocarlo, per inasprirlo. Esso è autolesionismo premeditato: cerca le ferite, le punizioni, le rappresaglie per coinvolgere gli incerti, per scavare il fosso dell’odio. È una pedagogia impietosa, una lezione feroce».
In poche parole, il solco di ostilità fra la popolazione ed i Tedeschi e i combattenti repubblicani fu creato artatamente, con attentati che aveva lo scopo di provocare le rappresaglie secondo la logica del “tanto peggio, tanto meglio da parte di chi mirava a fare “la rivoluzione” e non aveva alcuna preoccupazione di quanto questa logica aberrante sarebbe costata all'Italia in termini di morti e distruzioni.
Nel libro è contenuto un omaggio doveroso ad un uomo che ha cercato invano di raccontare agli Italiani la verità: Giorgio Pisanò, autore di volumi come Storia della guerra civile in Italia e Gli ultimi in grigioverde che, nonostante un'indiscussa competenza, serietà e probità come storico non riuscì a trovare un editore abbastanza coraggioso da pubblicare la verità sul periodo più buio della storia d'Italia, allora divenne egli stesso editore, e la cui tipografia fu distrutta per ben quattro volte da quattro attentati rimasti rigorosamente senza colpevoli e che non ebbero alcuna eco sui mezzi “d'informazione”.
Da parte mia, aggiungerei un punto che sembra finora sfuggito a Pansa ed alla gran parte degli storici che si sono occupati di questi fatti. A sinistra è diffusa la leggenda, che ha sicuramente meno fondamento di quella dell'esistenza del mostro di Loch Ness, che la “liberazione” sarebbe stata opera dei “resistenti”, dei partigiani, e che gli angloamericani arrivati a cose fatte, si sarebbero limitati a togliere loro di mano il frutto della vittoria. Questa leggenda comporta una confusione fra attentati, pistolettate alla schiena nei vicoli, atti di terrorismo ed azioni militari. C'è poi da stupirsi se qualcuno cresciuto in questo tipo di “cultura” abbia poi pensato di riprendere “la lotta rivoluzionaria” con gli stessi metodi? Diciamo la verità una volta per tutte: le Brigate Rosse sono state figlie legittime della “resistenza” e della “cultura resistenziale”!
In questo discorso, ben s'inserisce il terzo libro citato, Compagno cittadino, il PCI tra via parlamentare e lotta armata di Salvatore Sechi. In questo caso, non si tratta per la verità di un testo organico ma di una raccolta di saggi, ma questo non muta in nulla la sostanza delle cose, che è semplicemente questa: il PCI ha sempre posseduto una struttura paramilitare segreta pronta ad intervenire per instaurare con la forza anche in Italia un regime comunista non appena le circostanze di politica interna e soprattutto internazionale l'avessero reso possibile, quella cui si è ripetutamente alluso come “Gladio rossa”.
La prima cosa che Sechi e De Fazio sulle sue orme ci fanno notare, è l'estrema difficoltà che esiste ancora oggi nel raccogliere informazioni su questo argomento, stante il clima omertoso, il “muro di gomma” che ancora oggi circonda tutto ciò che riguarda il Partito Comunista, eretto con l'attiva complicità di giornalisti e sedicenti intellettuali di sinistra:
“Il “muro di gomma” che esiste sull’argomento sembra essere stato messo in piedi per nascondere qualsiasi tipo di ricerca della verità storica da intellettuali faziosi e direttamente controllati dalla struttura partitica. Questa componente rappresenta un altro elemento di critica di Sechi, quello cioè, che la sinistra in generale (il riferimento è al Pci ma anche al Psi) avesse sempre avuto dalla sua parte, gestendo con molta attenzione una cerchia di giornalisti, scrittori e intellettuali che avrebbero permesso una “scrittura”, appunto, della storia relativa a questi partiti soprattutto, poco veritiera o strettamente di parte”.
Una delle poche cose che appaiono sicure al riguardo, è che questa struttura non sarebbe potuta esistere senza la disponibilità di grandi quantità di denaro, di origine certamente illecita. La fonte principale sembra essere stato il sistema di tangenti imposto dal PCI alle aziende italiane che intendevano commerciare con i Paesi comunisti, ossia proprio quel sistema di “pizzo” mafioso che tutti conoscevano fino alla fine degli anni '80 e di cui l'inchiesta “mani pulite” non ha voluto trovare traccia:
“A fianco delle grosse capacità di gestione e mantenimento del sistema partitico, c’era un apparato che prendeva sostentamento dalle ingenti quantità di denaro che il Pci riusciva a cooptare dai grandi mercati internazionali e che, a dire dell’autore, ne faceva il punto di riferimento del mercato import-export verso e dai paesi europei sotto l’orbita sovietica e anche verso il mercato “rosso” orientale rappresentato dalla Cina.”
C'è una considerazione che merita aggiungere: il nomignolo di “Gladio rossa” attribuito alla struttura paramilitare clandestina del PCI che, c'informa Sechi, non cessò di essere operativa prima degli anni '80, è del tutto improprio. “Gladio”, ovvero “Stay Behind” era una struttura segreta ma pienamente legittima costituita in ambito NATO con il compito di organizzare la resistenza dietro le linee in caso d'invasione sovietica. L'esistenza di tale struttura fu resa di dominio pubblico, vanificandone la funzione, dall'allora presidente del Consiglio Giulio Andreotti con un atto contrario alla sicurezza nazionale, per ingraziarsi il PCI. Se qualcuno agì in modo illecito ed in danno dell'interesse nazionale nella vicenda “Gladio” fu lo stesso Andreotti, un individuo che, non solo per questa vicenda, ma si pensi ad esempio alla sua implicazione nell'assassinio del giornalista Mino Pecorelli e ai suoi legami con il boss mafioso Totò Riina, dovrebbe sedere a vita non sui banchi di Palazzo Madama ma sul tavolato di una cella.
Quello di “Gladio” non fu il solo caso nel quale una struttura del tutto legittima che svolgeva attività anticomunista, fu criminalizzata e fatta passare per golpista; un altro esempio allucinante fu la vicenda di Edgardo Sogno, a capo di una struttura che si occupava di fornire assistenza a quanti cercavano di fuggire od erano fuggiti dai “paradisi” comunisti dell'Est. Il PM Luciano Violante imbastì contro di lui una montatura giudiziaria “golpista” che non aveva nessun riscontro nella realtà. Per Sogno iniziò una lunga ed allucinante vicenda giudiziaria che è poco definire kafkiana, e per Violante una rapida carriera politica che lo ha portato fino alla presidenza della Camera. Dovremmo seriamente interrogarci sul vero significato di una democrazia che tratta da criminali coloro che difendono la libertà, e porta ladri, assassini e farabutti di ogni specie ai supremi vertici dello stato.
La cosiddetta “Gladio rossa”, invece, era un'organizzazione del tutto illegale con compiti di sovversione e, presentandosi l'occasione, di presa del potere con la violenza o di fiancheggiamento di un'eventuale invasione sovietica. Tutto ciò nell'ormai desueto linguaggio dei nostri padri aveva un nome preciso: tradimento.
Indipendentemente da quali fossero le sue finalità, la “Gladio rossa” era un'organizzazione illegale di per sé, poiché in Italia c'è una legge, la legge Scelba che proibisce ai partiti di dotarsi di organizzazioni paramilitari, ma siamo sinceri, nessun PM avrebbe mai incriminato né tanto meno nessun giudice avrebbe mai condannato il PCI in base alla legge Scelba, perché la democrazia ha un'altra stranezza, certe leggi sono “strabiche”, colpiscono una parte politica (e sono fatte apposta per colpirla), ma non le altre. Un esempio recente di ciò è anche la legge Mastella da poco introdotta che introduce il reato di “istigazione al genocidio”, ma possiamo essere matematicamente sicuri che essa non colpirà mai gli esaltatori delle foibe; ed io che vivo a Trieste, una città dove c'è una minoranza slovena che ha mantenuto intatto tutto il suo sciovinismo antiitaliano, vi posso assicurare che ce ne sono.
Il muro delle menzogne comincia a mostrare le prime crepe, ma non ci dobbiamo illudere: l'era degli inganni non è finita e non finirà né domani né dopodomani, ma un giorno la gente non ne potrà più di coloro che non hanno fatto altro che ingannarla, e sulla menzogna hanno fondato il loro potere.

                                                                                                      

domenica 20 dicembre 2015

VISITA SCOLASTICA ALLA CAMERA DEI DEPUTATI

VISITA SCOLASTICA ALLA CAMERA DEI DEPUTATI

EDOARDO LONGO



Scritto da: Anonimo Pontino.
L’Istituto scolastico dove mio figlio frequenta le  scuole elementari è stato selezionato per offrire agli alunni una visita guidata alla Camera dei Deputati. A pagamento ovviamente. Si paga circa 40 € (compreso pranzo a Mc Donald's !) per godere del privilegio di visitare il cuore delle nostre istituzioni democratiche. Il luogo dove i nostri (?) rappresentanti discutono le leggi della nostra (?) Repubblica democratica fondata sul lavoro (a tempo). Una Repubblica dove di Pubblico c’è solo il Debito, tutto il resto è Privato anche l’acqua.

Ma questo è un dettaglio….

Dimenticavo il vestito: i bambini devono indossare tutti una divisa che i loro genitori avranno premura di acquistare affinchè possano far bella figura in un’occasione così importante.

Un’occasione da non perdere…mi raccomando! Dicono le maestre. E ovviamente i genitori teledipendenti e telecondizionati dai media i quali dicono cosa è giusto e cosa no, hanno tutti aderito.

Bravi!

Non pensano che i politici sono quelli che fanno le leggi;  quelli che sottraggono risorse ai popoli; quelli capaci  di  mostrarsi  umani  e  caritatevoli  mentre  agiscono  a  favore  delle  multinazionali; quelli che firmano le condanne a morte di  popolazioni che dovranno subire guerre; quelli che fingono di aiutare chi è distrutto dai debiti con le banche, mentre sovvenzionano le banche stesse; quelli che ci ammazzano di tasse e comprano i caccia bombardieri; quelli che parlano di sviluppo e fanno chiudere le fabbriche, quelli che non hanno mai speso mezza parola per chi vive in povertà.

Questa è la classe politica che ha rovinato il nostro Paese ed il futuro dei nostri figli.

Qualcuno diceva “La propaganda vi farà odiare gli oppressi ed amare gli oppressori”. Purtroppo si è verificato. Le vittime stesse di questo sistema, la massa che crede di sapere “come vanno le cose”, preferisce conformarsi alle direttive ed aspettative che vengono dall’alto.

Io ho sempre insegnato ai miei figli che l’onestà è una Virtù. Per cui ho agito in modo conforme.

Non ho avuto difficoltà a far capire a mio figlio che il compito delle Istituzioni è quello di servire il Popolo non di servirsi del Popolo per fare gli interessi di pochi “eletti”.




[ Il parlamento italiano come la Knesset israeliana : all’ ingresso è stato scolpito il simbolo del padrone ebraico che controlla la politica italiana, attraverso il disegno  del candelabro ebraico a sette  braccia: insomma, per chi ancora non avesse capito : “ colonia Italia”, anzi : “ I-ta-lya”  per dirlo alla giudea] 

Il primo articolo della nostra Costituzione recita: “La sovranità appartiene al popolo…”. Questo significa che la prima istituzione a cui bisogna rendere conto è proprio il Popolo. Se avessero scritto che la “sovranità” apparteneva alla classe politica, noi saremmo stati “sudditi”….

Ed allora visto che il primato dell’educazione dei figli appartiene ai genitori, come stabilisce anche la nostra Costituzione (Art. 30), ho esercitato il mio diritto e dovere di “istruire ed educare” i figli.

Ho portato mio figlio all'esatta copia del "parlamento italiano" che ho realizzato in un angolo del mio orto.

Si…avete capito bene! Si tratta della letamaia, ci sono anche i parlamentari esattamente uguali ai nostri.... anziché aprire porte e portoni, per vederli basta sollevare un po’ di letame con il forcone. Ce ne sono di tutti i colori in rappresentanza di tutti gli schieramenti politici, con la differenza che questi si nutrono di sterco mentre quelli a Montecitorio dei nostri soldi….

giovedì 17 dicembre 2015

IL GENOCIDIO PIANIFICATO DEI POPOLI EUROPEI

IL GENOCIDIO PIANIFICATO DEI POPOLI EUROPEI




L’immigrazione di massa è un fenomeno le cui cause sono tutt’oggi abilmente celate dal Sistema e che la propaganda  multietnica si sforza falsamente di rappresentare come inevitabile. Con questo articolo intendiamo dimostrare una volta per tutte che non si tratta di un fenomeno spontaneo. Ciò che si vorrebbe far apparire come un frutto ineluttabile della storia è in realtà un piano studiato a tavolino e preparato da decenni per distruggere completamente il volto del Vecchio continente.


LA PANEUROPA.

Pochi sanno che uno dei principali ideatori del processo d’integrazione europea fu anche colui che pianificò il genocidio programmato dei popoli europei. Si tratta di un oscuro personaggio di cui la massa ignora l’esistenza, ma che i potenti considerano come il padre fondatore dell’Unione Europea. Il suo nome è Richard Coudenhove Kalergi. Egli muovendosi dietro le quinte, lontano dai riflettori, riuscì ad attrarre nelle sue trame i più importanti capi di stato, che si fecero sostenitori e promotori del suo progetto di unificazione europea.[1]

Nel 1922 fonda a Vienna il movimento “Paneuropa” che mira all’instaurazione di un Nuovo Ordine Mondiale basato su una Federazione di Nazioni guidata dagli Stati Uniti. L’unificazione europea avrebbe costituito il primo passo verso un unico Governo Mondiale.

Con l’ascesa dei fascismi in Europa, il Piano subisce una battuta d’arresto, e l’unione Paneuropea è costretta a sciogliersi, ma dopo la Seconda Guerra Mondiale Kalergi, grazie ad una frenetica e instancabile attività, nonché all’appoggio di Winston Churchill, della loggia massonica B’nai B’rith Organizzazione massonica potentissima la cui caratteristica è di essere aperta ai soli ebrei . ha per scopo la costituzione del " Grande Israele" )  e di importanti quotidiani come il New York Times, riesce a far accettare il suo progetto al Governo degli Stati Uniti.


L’ESSENZA DEL PIANO KALERGI.

Nel suo libro «Praktischer Idealismus», Kalergi dichiara che gli abitanti dei futuri “Stati Uniti d’Europa” non saranno i popoli originali del Vecchio continente, bensì una sorta di umanità bruta   ,resa bestiale dalla mescolanza razziale. Egli afferma senza mezzi termini che è necessario incrociare i popoli europei con razze asiatiche e di colore, per creare un gregge multietnico senza qualità e facilmente dominabile dall’elite al potere
.
«L’uomo del futuro sarà di sangue misto. La razza futura  eurasiatica-negroide, estremamente simile agli antichi egiziani, sostituirà la molteplicità dei popoli, con una molteplicità di personalità.” [2].

Ecco come Gerd Honsik descrive l’essenza del Piano Kalergi :

Kalergi proclama l’abolizione del diritto di autodeterminazione dei popoli e, successivamente, l’eliminazione delle nazioni per mezzo dei movimenti etnici separatisti o l’immigrazione allogena di massa. Affinchè l’Europa sia dominabile dall‘elite, pretende di trasformare i popoli omogenei in una razza mescolata di bianchi, negri e asiatici. A questi meticci egli attribuisce crudeltà, infedeltà e altre caratteristiche che, secondo lui, devono essere create coscientemente perché sono indispensabili per conseguire la superiorità dell‘elite.

Eliminando per prima la democrazia, ossia il governo del popolo, e poi il popolo medesimo attraverso la mescolanza razziale, la razza bianca deve essere sostituita da una razza meticcia facilmente dominabile. Abolendo il principio dell’uguaglianza di tutti davanti alla legge e evitando qualunque critica alle minoranze con leggi straordinarie che le proteggano, si riuscirà a reprimere la massa.

I politici del suo tempo diedero ascolto a Kalergi, le potenze occidentali si basarono sul suo piano e le banche, la stampa e i servizi segreti americani finanziarono i suoi progetti. I capi della politica europea sanno bene che è lui l’autore di questa Europa che si dirige a Bruxelles e a Maastricht. Kalergi, sconosciuto all’opinione pubblica, nelle classi di storia e tra i deputati è considerato come il padre di Maastricht e del multiculturalismo.

La novità del suo piano non è che accetta il genocidio come mezzo per raggiungere il potere, ma che pretende creare dei subumani, i quali grazie alle loro caratteristiche negative come l’incapacità e l’instabilità, garantiscano la tolleranza e l’accettazione di quella “razza nobile”. [3]


DA KALERGI AI NOSTRI GIORNI.

Benché nessun libro di scuola parli di Kalergi, le sue idee sono rimaste i principi ispiratori dell’odierna Unione Europea. La convinzione che i popoli d’Europa debbano essere mescolati con negri e asiatici per distruggerne l’identità e creare un’unica razza meticcia, sta alla base di tutte le politiche comunitarie volte all’integrazione e alla tutela delle minoranze. Non si tratta di principi umanitari, ma di direttive emanate con spietata determinazione per realizzare il più grande genocidio della storia.

In suo onore è stato istituito il premio europeo Coudenhove-Kalergi che ogni due anni premia gli europeisti che si sono maggiormente distinti nel perseguire il suo piano criminale. Tra di loro troviamo nomi del calibro di Angela Merkel o Herman Van Rompuy.

[ La Società Europea Coudenhove-Kalergi ha assegnato alla Cancelliera Federale Angela Merkel il Premio europeo nel 2010]

Il 16 novembre 2012 è stato conferito al presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy il premio europeo Coudenhove-Kalergi 2012 durante un convegno speciale svoltosi a Vienna per celebrare i novant’anni del movimento paneuropeo. Alla sue spalle compare il simbolo dell’unione paneuropea: una croce rossa che sovrasta il sole dorato, simbolo che era stato l’insegna dei Rosacroce.


[ Ecco qui l' iniziato Van Rompuy con la sua nobile faccia da can volpino spiritato : evidentemente in quella occasione l' agape massonica è stata molto prodiga di libagioni alcoliche..].



L’incitamento al genocidio è anche alla base dei costanti inviti dell’ONU ad accogliere milioni di immigrati per compensare la bassa natalità europea. Secondo un rapporto diffuso all’inizio del nuovo millennio, gennaio 2000, nel rapporto della “Population division” (Divisione per la popolazione) delle Nazioni Unite a New York, intitolato: “Migrazioni di ricambio: una soluzione per le popolazioni in declino e invecchiamento, l’Europa avrebbe bisogno entro il 2025 di 159 milioni di immigrati. Ci si chiede come sarebbe possibile fare stime così precise se l’immigrazione non fosse un piano studiato a tavolino. È certo infatti che la bassa natalità di per sé potrebbe essere facilmente invertita con idonei provvedimenti di sostegno alle famiglie. 

È altrettanto evidente che non è attraverso l’apporto di un patrimonio genetico diverso che si protegge il patrimonio genetico europeo, ma che così facendo se ne accelera la scomparsa. L’unico scopo di queste misure è dunque quello di snaturare completamente un popolo, trasformarlo in un insieme di individui senza più alcuna coesione  etnica, storica e culturale. In breve, le tesi del Piano Kalergi hanno costituito e costituiscono tutt’oggi il fondamento delle politiche ufficiali dei governi volte al genocidio dei popoli europei attraverso l‘immigrazione di massa. G. Brock Chisholm, ex direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità  (OMS), dimostra di avere imparato bene la lezione di Kalergi quando afferma:

«Ciò che in tutti i luoghi la gente deve fare è praticare la limitazione delle  nascite e i matrimoni misti (tra razze differenti), e ciò in vista di creare una sola razza in un mondo unico dipendente da un’autorità centrale» [4].

CONCLUSIONE.

Se ci guardiamo attorno il piano Kalergi sembra essersi pienamente realizzato. Siamo di fronte ad una vera terzomondializzazione dell’Europa. L’assioma portante della “Nuova civiltà” sostenuta dagli evangelizzatori del Verbo multiculturale, è l’adesione all’incrocio etnico forzato. Gli europei sono naufragati nel meticciato, sommersi da orde di immigrati afro-asiatici. La piaga dei matrimoni misti produce ogni anno migliaia di nuovi individui di razza mista: i “figli di Kalergi”. Sotto la duplice spinta della disinformazione e del rimbecillimento umanitario operato dai mezzi di comunicazione di massa si è insegnato agli europei a rinnegare le proprie origini, a disconoscere la propria identità etnica.

I sostenitori della Globalizzazione si sforzano di convincerci che rinunciare alla nostra identità è un atto progressista e umanitario, che il “razzismo” è sbagliato, ma solo perché vorrebbero farci diventare tutti come ciechi consumatori. È più che mai necessario in questi tempi reagire alle menzogne del Sistema, ridestare lo spirito di ribellione negli europei. Occorre mettere sotto gli occhi di tutti il fatto che l’integrazione equivale a un genocidio. Non abbiamo altra scelta, l’alternativa è il suicidio etnico.


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NOTE:

[1] Tra i suoi seguaci della prima ora si incontrano i politici cechi Masarik e Benes, così come il banchiere Max Warburg che ha messo a sua disposizione i primi 60.000 marchi. Il cancelliere austriaco Monsignor Ignaz Seipel e il successivo presidente austriaco Karl Renner si incaricarono successivamente di guidare il movimento Paneuropa. Kalergi stesso indicava che alti politici francesi approvavano il suo movimento per reprimere la ripresa della Germania. Così il primo ministro francese Edouard Herriot e il suo governo, come i leaders britannici di tutti gli ambiti politici e, tra loro, il redattore capo del Times, Noel Baker, caddero nelle macchinazioni di questo cospiratore. Infine riuscì ad attrarre Winston Churchill. Nello stesso anno, quello che più tardi si trasformerà nel genocida ceco di 300.000 tedeschi dei Sudeti, Edvard Benes, fu nominato presidente onorario. 

Egli ha finora quasi disconosciuto Kalergi, ma negoziava anche con Mussolini per restringere il diritto di autodeterminazione degli austriaci e favorire ancora di più le nazioni vittoriose, ma fallì. Nell’interminabile lista degli alti politici del XX secolo, c’è da menzionare particolarmente Konrad Adenauer, l’ex ministro della giustizia spagnolo, Rios, e John Foster Dulles (EEUU). Senza rispettare i fondamenti della democrazia e con l’aiuto del New York Times e del New York Herald Tribune, Kalergi presentò al Congresso Americano il suo piano. Il suo disprezzo per il governo popolare lo manifestò in una frase del 1966, nella quale ricorda la sua attività del dopoguerra: << I successivi cinque anni del movimento Paneuropeo furono dedicati principalmente a questa meta: con la mobilitazione dei parlamenti si trattava di forzare i governi a costruire la Paneuropa >>. 

Aiutato da Robert Schuman, ministro degli esteri francese, Kalergi riesce a togliere al popolo tedesco la gestione della sua produzione dell’acciaio, ferro e carbone e la trasferisce a sovranità sovranazionale, ossia antidemocratica. Appaiono altri nomi: De Gasperi, il traditore dell’autodeterminazione dei tirolesi del sud, e Spaak, il leader socialista belga. Finge di voler stabilire la pace tra il popolo tedesco e quello francese, attraverso gli eredi di Clemenceau, quelli che idearono il piano genocida di Versailles. E negli anni venti sceglie il colore azzurro per la bandiera dell’Unione Europea. Il ruolo guida di Kalergi nella creazione dell’Europa multiculturale e nella restrizione del potere esecutivo dei parlamenti e dei governi, è evidente ai giorni nostri, e si palesa col conferimento del premio “Coudenhove Kalergi” dal cancelliere Helmut Kohl come ringraziamento per seguire questo piano, così come l’elogio e l’adulazione del potente personaggio da parte del massone e polito europeo il primo ministro del Lussemburgo, Junker. 

Nel 1928 si aggiunsero celebri politici e massoni francesi: Leon Blum (più tardi primo ministro), Aristide Briand, E. M. Herriot, Loucheur. Tra i suoi associati si incontrava gente molto diversa come lo scrittore Thomas Mann e il figlio del Kaiser, Otto d’Asburgo.  Tra i suoi promotori, a parte i già menzionati Benes, Masarik e la banca Warburg, si incontrava anche il massone Churchill, la CIA, la loggia massonica B’nai B’rith, il “New York Times” e tutta la stampa americana. Kalergi fu il primo a cui fu assegnato il premio Carlomagno nella località di Aachen; e quando lo ricevette Adenauer, Kalergi era presente. Nel 1966 mantiene i contatti con i suoi collaboratori più importanti. Tutti coloro che sono stati insigniti di questo premio fanno parte del circolo di Kalergi e della massoneria, o si sforzarono di rappresentare gli interessi degli USA in Germania. Nell’anno 1948 Kalergi riesce a convertire il “Congresso degli europarlamentari” di Interlaken in uno strumento per obbligare i governi a tornare a occuparsi della “questione europea”, vale a dire, a realizzare il suo piano. Proprio allora si fonda il Consiglio europeo e in cima alla delegazione tedesca troviamo Konrad Adenauer appoggiato dalla CIA.

(Gerd Honsik, “Il Piano Kalergi”).

[2] Kalergi, Praktischer Idealismus

[3] Honsik, op.cit.

[4] «USA Magazine», 12/08/1955