domenica 28 febbraio 2016

LA GLOBALIZZAZIONE


 

LA GLOBALIZZAZIONE 
 
I veri padroni del mondo non sono più i governi, ma i  dirigenti dei gruppi multinazionali finanziari o industriali, e delle istituzioni finanziarie opache (vedi FMI, Banca Mondiale, Wto, banche centrali ecc.). Questi responsabili non vengono eletti pubblicamente nonostante le loro decisioni abbiano un impatto, diretto o indiretto, sulla vita di tutti noi.
Il potere di queste organizzazioni viene esercitato su scala planetaria, mentre il potere degli stati è limitato ad una dimensione nazionale. Inoltre, il peso delle società multinazionali nei flussi finanziari, ha da tempo sorpassato quello degli stati.
A dimensione transnazionale, più ricche degli stati stessi, ma anche principali finanziatrici dei partiti politici di qualsiasi tendenza e nella maggior parte dei paesi, queste organizzazioni sono, di fatto, al di sopra delle leggi e del potere politico, al di sopra quindi della democrazia.
Il campo d'azione degli stati viene sempre ulteriormente ridotto da accordi economici internazionali sui quali i cittadini non vengono nè consultati, nè informati (se non a cose fatte).
Tutti i principali trattati elaborati in questi ultimi  anni (tra cui il GATT, il Wto e altri) hanno un solo scopo: il trasferimento del potere degli stati verso organismi non eletti dai cittadini.
Una sospensione proclamata della democrazia avrebbe provocato una rivoluzione ed é per questo che si è deciso di mantenere una democrazia di facciata e di spostare il potere reale verso nuovi centri.
Ed è appunto perchè non c'è più niente da decidere che i programmi politici di "destra" o di "sinistra" spesso si assomigliano in tutti i paesi occidentali.
Per riassumere possiamo dire che non abbiamo la scelta del piatto principale ma possiamo scegliere la salsa.
Il piatto si chiama "nuova schiavitù" , con salsa di destra piccante oppure salsa di sinistra in agro-dolce.
Dagli inizi degli anni 90, l'informazione è progressivamente scomparsa dai media destinati al grande pubblico.
Come le elezione, i telegiornali continuano ad esistere, ma sono stati svuotati del loro contenuto. Un giornale televisivo contiene al massimo da 2 a 3 minuti di vera informazione. Il resto è rappresentato da argomenti da "magazine", da aneddoti e da fatti diversi inerenti la vita quotidiana.
Le analisi fatte da giornalisti specializzati, nonchè i programmi informativi, sono stati quasi totalmente eliminati.
L'informazione è ormai ridotta alla carta stampata, letta peraltro da una minoranza di persone.
La scomparsa dell'informazione è il segno tangibile che il nostro regime politico ha già cambiato natura.
Il denaro oggi non ha più una base intangibile come ai tempi del tallone d'oro.
Oggi il denaro è essenzialmente virtuale. La maggior parte del commercio mondiale avviene senza carta-moneta e solo il 10% delle transazioni finanziarie quotidiane corrispondono a degli scambi economici nel "mondo reale".
I mercati finanziari stessi costituiscono un sistema di creazione di denaro virtuale, di guadagno non basato su una creazione di ricchezze reali. Grazie al gioco dei mercati finanziari (che permette di trasformare in benefici le oscillazioni dei cambi), i proprietari di azioni possono essere considerati come più ricchi semplicemente a causa di elettroni che circolano nei computer.
Questa creazione di denaro senza creazione di ricchezze economiche corrispondenti, é la definizione stessa della creazione artificiale di moneta. Ciò che la legge proibisce i falsari e ciò che l'ortodossia economica liberale proibisce agli stati, è quindi possibile e legale per un ristretto numero di beneficiari.
I responsabili del potere economico fanno quasi tutti parte  della stessa sfera, vengono dagli stessi ambienti sociali.
Si conoscono, si frequentano, condividono gli stessi obiettivi e gli stessi interessi. Condividono quindi le stessa visione di ciò che dovrebbe essere il mondo futuro ideale.
E' quindi naturale che si accordino su una strategia e sincronizzino le loro azioni verso obiettivi comuni, creando situazioni economiche favorevoli alla realizzazione di tali obiettivi, cioè:
 
a) indebolimento dei governi. Liberalizzazione.
    privatizzazione dei servizi pubblici. Disimpegno totale
    degli stati dall'economia, compresi i settori
    dell'educazione, della ricerca, e, a breve, della polizia
    e dell'esercito, destinati a diventare dei settori gestiti
    da imprese private.
 
b) precarizzazione degli impieghi e mantenimento di un
    tasso elevato di disoccupazione, questo grazie alle
    delocalizzazioni delle imprese ed alla mondializzazione
    del mercato del lavoro. Questo accresce la pressione
    economica sui salariati, i quali non hanno purtroppo altra
    scelta di accettare qualsiasi salario o condizione di
    lavoro.
 
c) riduzione degli aiuti sociali, per accrescere la motivazione
    nel disoccupato ad accettare qualsiasi lavoro a qualunque
    stipendio.
 
d) impedire l'inizio di rivendicazioni salariali nel Terzo Mondo
    mantenendovi dei regimi totalitari e/o corrotti.
    Se i lavoratori del Terzo Mondo fossero meglio
    retribuiti, ciò romperebbe il principio stesso della
    delocalizzazione e della leva che essa costituisce sul
    mercato del lavoro e sulla società in occidente.
    Questo è un nodo strategico essenziale che deve essere
    mantenuto a qualsiasi costo.
    La famosa crisi asiatica del 1998 è stata scatenata
    appunto con lo scopo di mantenere questo equilibrio.
 
Infatti, fin dagli anni 90, le rivendicazioni salariali avevanopreso fortemente piede in Corea del Sud, il paese di punta di quello che veniva chiamato " miracolo asiatico ".
Manifestazioni per la democrazia e le condizioni salariali si moltiplicavano minacciando di contagiare nell'insiemei Paesi del Sud Est asiatico dove si erano concentrate ledelocalizzazioni.
Ricordiamoci che la crisi asiatica è cominciata esattamente in Corea in seguito ad un crack borsistico alla Borsa di Seul. Dall'oggi al domani ci si accorse che i debiti accumulati dalle imprese private coreane erano tropporilevanti e questo scatenò un movimento di panico in borsa.
Il crack coreano si propagò in seguito ad altre borse asiatiche per un effetto domino.
Sappiamo che i crack borsistici sono gli avvenimenti economici i più facili da indurre e da manipolare, bastaessere in una posizione sufficientemente influente neiconfronti dei flussi finanziari e/o delle informazioni finanziarie. Comunque sia, da allora in Corea ed in Asianon si parla più di rivendicazioni sociali ma si parla soltantodi calo degli stipendi, di disoccupazione e di senza tetto.
 
Le organizzazioni multinazionali private si attrezzano progressivamente di tutte le leve di forza degli stati: reti di comunicazione, satelliti, servizi d'informazione, schedature delle persone, istituzioni giudiziarie (stabilite dal Wto, accordo grazie al quale una multinazionale potrà trascinare uno stato davanti ad una corte di giustizia
internazionale speciale).
La seguente ed ultima tappa, per queste organizzazioni, sarà di ottenere la parte di potere militare e poliziesco corrispondente al loro nuovo potere, creando le loro proprie forze armate, in quanto gli eserciti e le polizie nazionali non sono adatti alla difesa dei loro interessi nel mondo.
A breve, gli eserciti saranno destinati a diventare imprese private, dei prestatori d'opera sotto contratto tanto per uno stato quanto per un qualsiasi cliente privato in grado di pagare i loro servizi.
Ma, in ultima analisi, questi eserciti privati serviranno gli interessi delle grandi multinazionali e serviranno ad attaccare quegli stati che non si piegheranno alle regole del nuovo ordine economico.
 
Affrontiamo ora il punto di non-ritorno ecologico.
E' evidente che stiamo per arrivare ai limiti ecologici dovuti all'attività economica dell'uomo.
Un sistema economico liberale il cui scopo è la ricerca del profitto a breve termine per interessi privati, non può prendere in considerazione i costi a lungo termine come il degrado dell'ambiente. I modelli economici attuali sono altresì inadatti per stimare il giusto valore della "produzione"
della natura, indispensabile alla nostra sopravvivenza:
produzione di ossigeno, di anidride carbonica delle foreste e degli oceani, regolazione della temperatura, protezione contro l'irradiamento solare, riciclaggio chimico, distribuzione delle piogge, produzione di acqua potabile, produzione di alimenti ecc.
 
Pare che la scomparsa della natura sia inevitabile in quanto voluta dal nuovo potere economico. Ma perchè ?

Per 3 ragioni:
 
1- la scomparsa della natura e l'aumento dell'inquinamento
    renderanno gli individui ancora più dipendenti dal sistema
    economico per la loro sopravvivenza permettendo la
    creazione di nuovi profitti tramite la vendita di ossigeno
    in aerosol, dispensatori di ossigeno nelle città,
    incremento del consumo di medicine  di prestazioni
    mediche.
 
2- D'altronde, la natura costituisce un riferimento di un
    ordine diverso, quello dell'universo. La contemplazione
    della bellezza e della perfezione di questo ordine è
    sovversiva; essa porta l'individuo a rifiutare la bruttezza
    degli ambienti urbani e a dubitare dell'ordine sociale
    che deve restare l'unico riferimento.
 
3- infine la contemplazione della natura incita al sogno ed
    intensifica la vita interna degli individui, sviluppando la
    loro propria sensibilità e quindi il loro libero arbitrio.
    Da quel momento essi cessano di essere affascinati
    dai beni merceologici, evitano i programmi televisivi
    destinati ad abbruttirli e a controllare la loro mente.
    Liberi da ogni vincolo, cominciano ad immaginare una
    società diversa, possibile, fondata su altri valori, diversi
    dal profitto e dal denaro.
 
Tutto ciò che può portare gli individui a pensare e a vivere di se stessi è potenzialmente sovversivo.
Il più grande pericolo per l'ordine sociale è la spiritualitàperchè porta l'individuo a sconvolgere il suo sistema divalori e quindi il suo comportamento, a discapito dei valori edei comportamenti impiantati precedentemente dalcondizionamento sociale.
Per la stabilità del " nuovo ordine sociale " tutto ciò che puòstimolare il risveglio spirituale deve essere eliminato.
Per non essere definitivamente esclusi dal gioco, i contro-poteri al potere economico (stati, sindacati, associazioni diconsumatori, movimenti patriottici) devono rispondereposizionandosi sullo stesso livello organizzativo, a livellomondiale e non più nazionale, unificando e sincronizzandole loro azioni in modo da avere un peso sufficientementeincisivo nei flussi economici mondiali.
Ci resta poco tempo per reagire in quanto tutti gli elementinecessari ad una futura dittatura economica mondiale sonogià disponibili.
 
Durante gli ultimi due millenni, la civiltà ha attraversatoquattro ere consecutive, segnando quattro forme di poterepolitico:
 
1- L'era dei capi-tribù
    Potere esercitato secondo la forza (e più raramente
    secondo la saggezza o la conoscenza).
    Come per gli animali, il potere va al " maschio
    dominante ".
 
2- L'era degli imperi e dei regni
    Potere ereditario. Nascita della nozione dello stato.
 
3- L'era degli stati-nazione
    Era aperta dalla monarchia costituzionale in Gran
    Bretagna nel 1689, dalla rivoluzione francese nel 1789
    e dalla fondazione degli Stati Uniti.
    In uno stato-nazione, il potere non è più ereditario ma
    esercitato da dirigenti rappresentanti il popolo e
    designati da elezioni (stato-nazione democratico), o
    da un sistema di cooptazione in seno ad un partito unico
    (stato-nazione autoritario o totalitario).
 
4- L'era dei potentati economici
    Era iniziata a partire dal 1954, funzionante nel corso degli
    anni 70 e 80 e completamente operativa a partire dagli
    anni 90.
    Il potere non è più di tipo rappresentativo o elettivo e non  
    è più localizzato geograficamente (contrariamente alle
    tribù, ai regni ed agli stati-nazione). esso è esercitato
    direttamente da coloro che controllano il sistema
    finanziario e la produzione delle merci.
    Gli strumenti di questo potere sono il controllo della
    tecnologia, dell'energia, della moneta e dell'informazione.
    In qualità di potere completamente nuovo, esso si erige
    in sostituzione del potere precedente, destinato a
    scomparire. Infine, questo nuovo potere è globale,
    planetario. Non ci sono dunque nè alternative, nè vie
    di fuga; esso costituisce un nuovo livello organizzativo
    della civiltà, una specie di super-organismo.
    Per questo nuovo potere, la soluzione dei problemi a
    dimensione planetaria passa purtroppo tramite l'avvento
    di una forma di potere globale. L'unificazione del mondo
    tramite l'economia e il declino degli stati-nazione sono
    stati decisi in modo tale da rendere impossibile qualsiasi
    ribellione al nuovo ordine mondiale ma anche per rendere
    in stato di schiavitù il nuovo cittadino consumatore.
 
 Molto tempo fa una certa borghesia preparava
la rivoluzione francese e la conseguenza è stata l'arrivoin questa era dei suddetti potentati economici e ladistruzione del principio d'indipendenza nazionale.
E' tempo di additare apertamente i nostri avversari.
In questa battaglia, l'attesa non porta che al suicidio dellanostra civiltà, niente e nessuno verrà in nostro aiuto  se noncreeremo noi stessi le condizioni della nostra sopravvivenza.
 
Le principali organizzazioni del potere planetario sul banco degli accusati sono:
 
- Il FMI (Fondo Monetario Internazionale) e la Banca
  Mondiale. Essi disegnano l'economia e l'ambiente del  pianeta tramite i prestiti accordati agli stati del Terzo  Mondo a condizione che essi applichino una politica  economica d'ispirazione ultra-liberale, spesso a discapito  delle realtà umane ed ecologiche.
 
- Il WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio)
  che fissa le regole del commercio mondiale, riducendo in modo considerevole i margini decisionali degli stati in  campo economico o ambientalistico.
 
- Il World Economic Forum (Forum Economico
  Mondiale). E' un'organizzazione che riunisce gli uomini  più potenti ed più ricchi del pianeta. Il criterio di   ammissione in questo ambito è il livello di potere, di  ricchezza e di influenza del candidato nel mondo  dell'economia, della politica internazionale, della tecnologia  o dei media. La principale riunione del World Economic  Forum ha luogo annualmente a Davos, in Svizzera, alla  fine del mese di Gennaio. Durante tutto l'anno, i membri  più importanti di quest'organizzazione sono collegati tra  di loro da una super-rete di video-conferenze, dal nome  " welcome ", che consente loro di prendere in qualsiasi  istante decisioni importanti a livello mondiale.
  Esattamente come nel film " Rollerball " che descrive  un mondo futuro dove i cartelli economici hanno preso il  potere e dove un'élite planetaria prende le decisioni durante  simili video-conferenze.
 
- La Commissione Trilaterale.
  E' un organismo di riflessione internazionale fondata nel  1973 da David Rockefeller e Zbigniew Brzezinski (ex  consigliere del Presidente Jimmy Carter). Esso riunisce i dirigenti delle principali zone economiche: America del   Nord, Europa Occidentale e Giappone.
 
- Il CFR - Council on Foreign Relations - (Consiglio
  sulle relazioni estere). E' un'organizzazione americana    che riunisce dei leaders politici o economici di alto livello  (come il Presidente Bush, Henry Kissinger o David   Rockefeller).
 
- Il Club di Roma. E' un " club di riflessione " di leaders   politici ed economici, principalmente europei.
 
Non vanno dimenticate inoltre numerose società fondate in questi ultimi anni (sopratutto negli Stati Uniti),  specializzate nella raccolta di informazioni individuali, ufficialmente ai fini commerciali. Ma questi incartamenti privati cominciano a raccogliere milioni di profili individuali molto precisi dei consumatori suddivisi nell'insieme dei paesi occidentali. Le informazioni di questi " files " vengono vendute a chiunque desideri acquistarle.
 
 
Gian Franco Spotti


                                                                                                                                        

giovedì 25 febbraio 2016

LA NASCITA DELL'IMPERIALISMO YANKEE



La nascita dell’imperialismo yankee

 

L’ascesa degli USA a livello mondiale
Le manifestazioni di espansione americana iniziarono sin dal XVIII secolo, ( dal 1798 gli USA avevano proiettato all’estero le loro armate ben 107 volte, il cui scopo era chiaramente quello di controllare e pacificare i punti strategici che gravitavano nelle loro zone d’interesse,America Latina o che si apriva sugli immensi mercati al di là del Pacifico ( Asia ), ma la tensione tra stati sudisti e nordisti ( guerra civile 61-65 ), avevano accentuato tale avanzata.
Nel 1867 fu acquistata dall’Impero Russo l’Alaska, estrema propaggine settentrionale del continente, nello stesso anno fu aperta una base militare nell’Oceano Pacifico,nell’isola di Midway.
Otto anni dopo fu firmato un accordo commerciale con le Hawaii, divenuto nel frattempo protettorato militare. Il processo di assorbimento entrò nella fase finale nel 1893, quando un gruppo di piantatori di canna da zucchero e di uomini di affari di Honolulu, aiutati da agenti americani, rovesciarono la monarchia e instaurarono una repubblica, che sarebbe stata annessa agli USA nel  1899.
L’espansione americana alla perenne ricerca di consumatori e di materie prime, trovò un nuovo obbiettivo alla sua insensata espansione, le colonie spagnole, specialmente su Cuba.
Gli, USA dal 1801, avevano tentato più o meno pacificamente di occupare l’isola ( proponendo anche offerte d’acquisto agli iberici sempre rifiutate ).
L’isola cubana aveva assunto una notevole importanza internazionale dal XIX secolo, quando divenne il primo produttore di zucchero del pianeta. L’economia interna era completamente dipendente dall’esportazioni di materie prime, ( nello zucchero il ruolo di Cuba era limitato a piantare e tagliare la canna, a estrarne lo zucchero e a inviarlo grezzo verso gli USA ), ed era completamente dipendente dalla logica del capitale internazionale, specialmente quello angloamericano.

Nel 1875, l’esportazioni verso gli Strati Uniti ammontavano a circa il 65% del totale, per arrivare nel 1895 al 90%, arrivando ad essere il loro secondo mercato estero. Nella seconda metà dell’ottocento, nacque a Cuba, un Movimento di Liberazione Nazionale, che proponeva la completa indipendenza politica dalla Spagna ed economia dagli USA, questo rendeva inevitabile, l’invasione statunitense dell’isola e l’insediamento di un governo fantoccio che sottomettesse i ribelli e salvaguardasse gli interessi economici americani. La guerra ispano-americana era dunque un’offensiva che mirava a piegare il movimento indipendentista cubano.
A febbraio del 1898, gli Usa inviarono nei pressi di La Havana, la corazzata Maine, che dopo 3 settimane esplose misteriosamente. ( gli statunitensi accusarono gli spagnoli di aver posizionato una mina sul porto, ma un’inchiesta successiva appurò che l’affondamento fu causato da un’esplosione accidentale nelle caldaie ).
A seguito della “sciagura” una frenesia guerrafondaia scosse gli Stati Uniti, mossa ad arte dalla stampa, alimentata dalla lobby militar industriale. Il 25 marzo il presidente McKinley, ordinò al suo ambasciatore a Madrid, di presentare il 29 un ultimatum di 48 ore alla Spagna, periodo di tempo in cui questa avrebbe dovuto dichiarare  un armistizio fino al 1° ottobre per i negoziati di pace. Il 30 marzo la Spagna declinò la proposta. L’11 aprile, Mckinley chiese l’autorizzazione al Congresso ad intervenire militarmente, approvata bicameralmente una settimana dopo. Il conflitto si sarebbe sviluppato in due scenari lontani da loro.
Filippine.
Nel 1892, nacque il movimento indipendentista Katipunan, e a partire dal 1896 sviluppò una guerriglia nazionale contro l’occupante iberico, ma l’organizzazione subì una sonora sconfitta nei pressi di San Juan del Monte, mettendo fine alla carriera politica del primo leader Andrès Bonifiacio. Nel frattempo nella provincia di Cavite i ribelli ,guidati dal comandante  Aguinaldo, avevano assunto il controllo di ampie zone del territorio. La fazione di Aguinaldo riuscì in breve tempo ad assumere il comando del fronte indipendentista. Nel 1897, il conflitto assunse  una fase di stallo e fu raggiunto un armistizio tra i ribelli e gli spagnoli. Il capo Aguinaldo accettò l’offerta spagnola ( esilio ad Hong Kong con buonuscita di 800.000 pesos concessi dal governatore ), di disarmo delle milizie e la fine del moto rivoluzionario, solamente un esiguo gruppo continuò la lotta di liberazione..

A seguito della guerra ispano-americana i ribelli ripresero la lotta, il 1 maggio la flotta americana sconfisse e distrusse completamente le navi spagnole nei pressi di Manila. I ribelli in pochi mesi riuscirono ad occupare quasi la totalità del territorio nazionale ad eccezione del capoluogo. Aguinaldo ritornò dall’esilio a giugno e il 12 dello stesso mese dichiarò l’indipendenza nazionale.
In Agosto la guarnigione spagnola di stanza a Manila si arrese agli americani ( dopo uno specifico accordo tra l’ammiraglio Dewey e il governatore ), mente non fu permesso ai guerriglieri di entrare in città. Il generale Anderson  telegrafò ad Aguinaldo scrivendo << che le truppe filippine non potevano entrare in città e sarebbero state attaccate se oltrepassavano il fiume Pagis.>> La neonata repubblica filippina non fu riconosciuta dagli USA, che già programmavano la nascita di una loro colonia, ( ceduta dalla Spagna a seguito del Trattato di Parigi ), incuranti del volere popolare, invasero l’isola sei mesi dopo, iniziando un conflitto che si sarebbe protratto fino al 1913. Lo stato asiatico ottenne l’indipendenza formale nel 1946, ma l’indipendenza politica ed economica rimane tuttora un’utopia.
Cuba
Gli americani capinaggiati dal futuro presidente Roosvelt, avevano studiato i piani dell’invasione dell’isola da diversi anni.  Tra il 22 e il 24 giugno il V° corpo, comandato dal generale Shafter sbarcò, tra le cittadine di Daiquiri e  El Caney a est di Santiago ( il loro principale obbiettivo ). Le prime scaramucce videro uno scontro paritario, e gli yankees furono obbligati a rivedere le loro tattiche militari, aggiornate alla guerra civile del 1861-65.
Il 1 luglio una forza composta da 15.000 soldati sconfisse gli spagnoli trincerati presso i villaggi di El Caney e di San Juan. Il 3 luglio la flotta americana sconfisse nei pressi di Santiago la flotta spagnola, affondando 5 navi su 6, oltre 1.500 marinari furono fatti prigionieri.
Dopo la vittoria militare a San Juan gli americani furono fermati dinanzi a Santiago e dopo tre settimane d’assedio riuscirono ad occupare la città, grazie anche al contributo dell’esercito indipendentista cubano. Nelle altre località, dell’isola, i ribelli sconfissero gli spagnoli arrivandoli a una frettolosa ritirata nelle città.
Il 12 agosto le truppe si arresero. Tra giugno e la fine del conflitto, gli USA occuparono anche l’isola di Guam, situata nell’arcipelago delle Marianne e l’isola caraibica di Puerto Rico. Il 10 dicembre fu firmato il trattato di Parigi, che obbligava gli spagnoli a cedere agli Stati Uniti i loro possedimenti coloniali, ad eccezione di quelli situati nel continente africano.
Cuba divenne indipendente nel 1902, fu dotata di una costituzione ( votata da un’assemblea composta da elementi industriali e latifondisti filo americani ), e di una clausola nota come emendamento Platt, che obbligava gli USA a intervenire militarmente ogni volta che “venivano” minacciati i loro interessi economici. L’armata di liberazione che contribuì alla liberazione dal dominio spagnolo, venne disarmata e sciolta, rimpiazzata da una milizia armata e addestrata dagli USA. L’economia nazionale venne sottomessa agli yankee, che obbligarono lo stato caraibico ad accettare la il dollaro come moneta, liberalizzazioni delle tariffe doganali e l’esclusività americana nel mercato nazionale. Per ottenere la definitiva libertà bisognerà aspettare il 1959, quando un gruppo di legittimi rivoluzionari depose il despota Batista.
Saverio Borgheresi



                                                                                                                                           

martedì 23 febbraio 2016

L’OMBRA DEL TRADIMENTO SULLA REGIA MARINA




L’OMBRA DEL TRADIMENTO SULLA REGIA MARINA

La “compravendita” delle navi italiane

Nella notte tra il 28 e il 29 marzo 1941, la flotta italiana in Egeo subì un vero e proprio agguato notturno da parte di quella inglese. Quella che sarebbe poi passata alla storia come la “notte di Capo Matapan”, più che un combattimento tra due squadre navali, fu una sorta di tiro al piccione con le navi italiane nel ruolo del bersaglio.
Alla fine dello scontro, laddove la parola scontro è un eufemismo, la Marina Italiana contò la perdita degli incrociatori pesanti Zara, Fiume e Pola e dei cacciatorpediniere Alfieri e Carducci. Come se ciò non bastasse, tra i danni patiti, si annoverò anche il siluramento della corazzata Vittorio Veneto. A fronte di questo scempio, gli inglesi lamentarono la sola perdita di un biplano silurante Swordfish.
Il grave smacco andava ad aggiungersi a quello subito dagli italiani pochi mesi prima, nella notte tra l’11 ed il 12 novembre 1940, quando una formazione aerea composta da 20 aerosiluranti Sworfish decollati dalla portaerei Illustrious, avevano attaccato le navi italiane mentre erano “al sicuro” nella base portuale di Taranto. Gli Swordfish, benché fossero dei biplani dall’aspetto antidiluviano, avevano danneggiato in quell’occasione le navi da battaglia Cavour, Littorio e Caio Duilio.


Molti degli studiosi che hanno trattato della drastica sconfitta italiana a Matapan hanno semplicisticamente attribuito la vittoria degli inglesi all’utilizzo del radar del quale gli italiani erano privi. Chi ha sposato senza riserve unicamente la tesi del radar come arma risolutiva in quella notte nefasta alle armi italiane, potrebbe aver imboccato una strada sbagliata.
Infatti gli inglesi furono in condizione tendere quell’imboscata e portarla a felice compimento non solo grazie all’uso del radar, anche perché le navi italiane furono scoperte impiegando i soli binocoli notturni e poi inquadrate per il tiro con i normali proiettori. La trappola tesa dagli inglesi nell’Egeo ebbe, invece, una ricetta che si basava su altri due ingredienti principali dei quali gli italiani, parimenti, non potevano disporre.
Il primo di questi ingredienti fu l’ULTRA Intelligence, ovvero il servizio di decrittazione inglese che aveva sede nel villaggio di Bletchley Park, a metà strada tra Oxford e Cambridge. Si trattava di un’imponente organizzazione che, grazie a metodi matematici, rendeva possibile decrittare i radiomessaggi cifrati dalle forze dell’Asse. Grazie all’attività di ULTRA la flotta inglese poteva conoscere in anticipo gli ordini e i movimenti della flotta da battaglia italiana e dei convogli. Tutto ciò avveniva, chiaramente, senza che gli italiani, che usavano con cieca fiducia “Enigma”, una complessa macchina per trasmettere in cripto, se ne avvedessero. La seconda potente arma della quale gli inglesi ebbero la disponibilità fu la portaerei Formidabile, dalla quale decollarono i velivoli che silurarono la Vittorio Veneto e l’incrociatore Pola, dando l’avvio ad una serie di eventi che portarono alla catastrofica disfatta della squadra italiana.

IL TRADIMENTO
Nel dopoguerra prese piede la tesi che i fatti di Matapan ed insieme a questi tanti altri oscuri ed inspiegabili affondamenti di unità italiane, fossero da imputarsi, invece, a tristissimi episodi di tradimento. Erano troppi coloro i quali raccontavano di aver salvato la propria unità solo grazie al fatto di aver scelto di contravvenire agli ordini e di fare una rotta diversa da quella prefissata dai comandi superiori.
Ad avvalorare la tesi che a causare il disastro di “Matapan” fosse stato un episodio di tradimento, intervenne la testimonianza di un ufficiale imbarcato sul Pola il quale, al ritorno dalla prigionia, narrò di una circostanza veramente sconcertante. Salvato dagli inglesi dopo l’affondamento della sua unità a Matapan, era stato portato a bordo del cacciatorpediniere Jervis dove, affisso nel quadrato, aveva potuto leggere un ordine dell’ammiraglio Cunningham, datato 26 marzo, che preannunciava un’uscita delle navi italiane in Egeo. L’ufficiale italiano, di fronte a quel foglio affisso, aveva logicamente dedotto che se gli inglesi sapevano, il 26 marzo, dove sarebbero state le navi italiane due giorni dopo, non vi poteva essere che una spiegazione: un traditore li avvisava con molto anticipo dei movimenti italiani. Inoltre, la spia non poteva che essere qualcuno molto in alto e ai vertici della Regia Marina.
La tesi del tradimento, nell’immediato dopoguerra, fu sposata e tenacemente sostenuta da Antonino Trizzino, il quale in un suo famoso libro dal titolo “Navi e poltrone”, accusò di codardia e tradimento alti ufficiali della Marina e, non contento di restare sul vago, fece nomi e cognomi dei destinatari delle accuse.
Trizzino, denunciato, si ritrovò davanti a un tribunale a dover rispondere della pesante accusa di vilipendio delle Forze Armate. Condannato, fu poi assolto in appello. A quell’epoca Antonino Trizzino, i giudici che l’assolsero e chi continuava a gridare “al tradimento”, non potevano sapere del ruolo avuto da ULTRA negli affondamenti italiani. Gli inglesi erano stati bravissimi, non tanto a mettere in piedi l’intera organizzazione denominata ULTRA, ma quanto a tutelare il segreto circa la loro capacità di decrittare i messaggi nemici, forzando quella inespugnabile fortezza che gli italiani e i tedeschi reputavano fosse la macchina “Enigma”.
Come già detto sopra, grazie all’organizzazione ULTRA, la Marina Inglese potè farla da padrona nel Mediterraneo per tutto il corso della Guerra, essendo l’ammiragliato britannico in grado di sapere dove e quando avrebbe incontrato le navi italiane e potendo così decidere se e quando incontrarle. Di tale situazione ne furono vittime soprattutto gli equipaggi dei piroscafi impegnati sulle rotte per la Libia che subirono un’incredibile falcidia.

Se è vero che gli inglesi ebbero in ULTRA un prezioso alleato capace di fornire ogni genere di informazione sulla Marina Italiana è anche vero che è lecito presumere che questa non fu l’unica quinta colonna della quale poterono disporre nelle file italiane.
Le voci e le dicerie sui tradimenti sono state, nel tempo, tali e tante da indurre a credere che queste non siano state solo un banale espediente psicologico di chi ha perso la guerra per trovare una scusante alla sconfitta. È interessante riprendere a proposito, quanto si evince dai lavori di Alberto Santoni, secondo il quale i tradimenti di cui si favoleggiò nell’immediato dopoguerra non furono ne una favola, né una leggenda.
“Se l’ULTRA intelligence britannico, basato sulle decrittazioni dei messaggi cifrati, fu indiscutibilmente la causa di tante sorprese italiane a livello tattico – Scrive Santoni nel suo Volume “Da Lissa alle Falkland” (Mursia, 1987) – non si possono tuttavia chiudere gli occhi su alcune documentate trame, aventi invece obiettivi strategici e politici, messe in atto da dipendenti dello Stato, che decisero di puntare su ambedue i cavalli in pista,così da essere sicuri di trovarsi alla fine dalla parte del vincitore”

LA COMPRAVENDITA DELLA FLOTTA ITALIANA
Veniamo adesso ai fatti: a partire dalla fine del 1940 al Foreign Office di Londra incominciarono ad arrivare, da varie fonti, a livello internazionale, notizie riguardanti un crescente malcontento all’interno delle forze armate italiane che rischiava di trasformarsi in un vero e proprio crollo morale dell’Italia.
Al momento di entrare in guerra Mussolini, e con lui a tutti gli italiani, era convinto di prendere parte ad un conflitto la cui sorte era già decisa ampiamente a favore dei tedeschi.
Dovendo solo correre in aiuto del vincitore, il Duce aveva deciso di entrare in guerra impiegando al minimo le proprie forze armate, cosa che fede diramando ordini che erano improntati alla più rigida difensiva, per non dire attendismo.
Il 9 aprile 1940, nel corso di una riunione alla quale avevano partecipano il Maresciallo d’Italia Graziani, il Gen. di C.A. Soddu, l’Ammiraglio d’Armata Cavagnari e il Gen. d’Armata Aerea Pricolo, era stato il Maresciallo d’Italia Badoglio a prendere la parola, per illustrare agli intervenuti quali erano le direttive giunte dall’alto : “Il Duce mi ha detto che avrebbe emanato subito le Sue norme strategiche .Queste, in data 31 marzo u.s. sono, infatti, giunte il successivo 6 aprile. Voglio leggerle, nonostante che vi siano già note perché sono una messa a punto del momento attuale…(….)….Dunque difensiva e nessuna iniziativa sulle alpi occidentali. Ad oriente sorveglianza: in caso di collasso, approfittarne. L’occupazione della Corsica è vista come possibile ma non probabile: è contemplata la neutralizzazione delle basi aeree dell’isola. ….(….)…. Anche sulla fronte albanese dobbiamo sorvegliare Jugoslavia e Grecia. In Libia difensiva. Il rapporto tra le nostre forze e quelle avversarie è colà di 1 a 5… “
Il 5 giugno, poi, il Capo di Stato Maggiore Generale aveva riunito i capi di Stato Maggiore delle tre Forze Armate per informarli che il Capo del Governo aveva deciso, quale data per l’inizio delle operazioni, quella del 10 giugno. Lo scopo della riunione è anche quello di fare il punto della situazione e chiarire quali erano i principi ispiratori della guerra che ci si avviava a combattere o, meglio, a non combattere. Badoglio nel corso della riunione aveva ricordato che le disposizioni erano di: “ riservare le Forze armate e specialmente l’esercito e Aeronautica per avvenimenti futuri….Quindi stretta difensiva per terra e per aria in tutti i settori ”.
Alla fine del 1940, dopo appena sei mesi di guerra, era già evidente che la “difensiva per terra e per aria in tutti i settori” non era attuabile e pagante perché gli inglesi menavano dappertutto e menavano forte. Per alcuni passare da una guerra già vinta a una guerra da combattere, il colpo era stato duro e di qui al crollo morale il passo breve.
Venuti a conoscenza della infelice situazione del morale di alcuni settori delle Forze Armate italiane, gli inglesi decisero di approfittarne varando un’interessante operazione segreta.
Il progetto prese avvio dalla rappresentanza diplomatica inglese a Stoccolma da dove L’ambasciatore Mallet, coadiuvato dall’addetto navale H. Denham, comunicò a Londra un progetto che poteva sembrare pazzesco, ma che valeva la pena di tentare. Il piano di Mallet aveva un ambizioso obiettivo: la possibilità di ottenere la resa della flotta italiana o, quanto meno, una sua partecipazione ridotta agli avvenimenti bellici.
A prendere i contatti con i traditori italiani, per conto degli inglesi, sarebbe stato un ingegnere svedese. Si trattava di J. H. Walter il quale sembrava essere il più adatto a tale incarico, non solo perché negli anni precedenti alla guerra aveva avuto contatto con la Marina italiana per l’acquisto da parte svedese di alcune navi, ma anche perché aveva i requisiti di carattere che lo rendevano idoneo alla delicata missione che gli inglesi intendevano affidargli.
Il progetto, dopo un ciclo di incontri che si tennero a Londra nel novembre-dicembre dello stesso anno, incontrò il favore dell’Ammiragliato, del War Office e dello stesso Churchill. All’agente svedese sarebbe stata corrisposta la cifra di 50.000 corone per la sua attività.
Nel Gennaio Febbraio 1941 l’ing. J. H Walter arrivò in Italia per prendere i necessari contatti e presentare l’offerta inglese la quale, oltre a prevedere un adeguato trattamento per gli equipaggi che si fossero decisi alla resa, contemplava anche la possibilità di recuperare le famiglie dei traditori.
In marzo, dopo aver avvicinato i suoi “amici” italiani, Walter facendo un largo giro attraverso al Jugoslavia fece rientro in Svezia dove riferì in merito agli accordi presi.
Circa la Missione dell’ingegnere svedese in Italia, scriverà l’ottimo Alberto Santoni:”Confermò di aver contattato in Italia gli ammiragli Cavagnari, Riccardi e Parona, di aver avuto notizia di un possibile triumvirato tra lo stesso Cavagnari, Grandi e Badoglio per rovesciare Mussolini e di avere aperto un canale di trattative sulla base delle istruzioni avute dall’Ammiragliato inglese e di controproposte dei dissidenti italiani. Questi ultimi in definitiva chiedevano una somma di denaro, pagabile a cose fatte , per ogni tipo di nave che si fosse arreso”
In parole povere, era stato stabilito un vero e proprio prezzario che prevedeva il pagamento di 300.000 dollari per una corazzata, 60.000 dollari per un incrociatore pesante, 50.000 dollari per un incrociatore leggero, 30.000 per un cacciatorpediniere e così via. Oltre al pagamento per ogni singolo pezzo era stata, inoltre, richiesta dagli aspiranti disertori italiani un deposito di 600.000 dollari una tantum in una banca americana il cui 15% doveva essere subito disponibile per l’assistenza alle famiglie dei traditori.
Nei primi mesi del 1941 gli inglesi comunicarono ai loro contatti in Italia ulteriori dettagli del loro progetto. Oltre ad offrire una pace che non fosse punitiva per l’Italia a fine guerra, prospettarono la creazione di una colonia “libera” di antifascisti, in Cirenaica, dove avrebbero potuto trovare rifugio tutti i dissidenti antifascisti appartenenti alla Regia Marina e le loro famiglie. Nei porti della “libera colonia” nordafricana avrebbero potuto essere ormeggiate tutte le navi sottratte al Governo di Roma e consegnatesi agli inglesi. Sia chiaro che il piano non prevedeva necessariamente che le navi italiane passassero dalla parte degli inglesi, ma bastava anche solo che rinunciassero a combattere.
Come è noto, il progetto inglese non andò in porto anche se il Foreign Office, nel giugno luglio 1941, tentò di riaprire le trattative tramite l’ambasciata in Svezia che avrebbe dovuto comunicare ai propri contatti italiani che la proposta di “compravendita era ancora valida”.
A far fallire la trattativa intervennero i servizi segreti dell’Asse che dovettero mangiare la foglia ed attivarsi per evitare che il piano inglese giungesse a compimento. A ciò si aggiunse il fatto che la polizia svedese arrestò l’ing. J.H. Walter con l’accusa di aver svolto, nel neutrale territorio svedese, attività spionistica contro l’Italia e a favore della Gran Bretagna. L’agente al servizio degli inglesi non solo, nell’aprile del ’43, fu riconosciuto colpevole di fatti ascrittigli e condannato ad un anno di lavori forzati ma, avendo presentato riscorso, nel successivo gennaio ’44, si vide la pena elevata a due anni di lavori forzati.
Comunque, il solo arresto dell’ing. Walter non fermò le trattative con gli italiani che, anzi, furono continuate attraverso intermediari “esclusivamente italiani”, tanto che il 31 gennaio 1943 al Foreign office, venne trasmessa una nota a firma del Colonnello Bordeaux dell’Intelliggence Service che comunicava: “Abbiamo ricevuto recentemente dei rapporti segnalanti che alcuni membri della Marina Italiana sono dissidenti e che tale disaffezione può essere accresciuta e resa produttiva con la corruzione o, in ogni caso, fornendo il denaro necessario per i dipendenti degli uomini coinvolti. A tal proposito abbiamo anche saputo che il denaro per tale impresa veniva raccolto in Italia da due persone…”

L’operazione di tentata “compravendita” delle navi italiane così come è stata descritta dal Santoni nel suo citato libro e da me riportata, trova puntuale conferma nel libro “Inside The Nazi Ring”, edito a Londra nel 1984, volume che riporta le memorie dell’allora addetto navale a Stoccolma H. Denham. Il comandante Denham, da pag. 132 a pag 140, occupa un ampio spazio del volume nel rievocare le trattative di cui si è detto dando conferma del “complotto per acquisire unità da guerra italiane” e del ”tentativo di comprare navi da guerra italiane”, entrambi effettuati in seguito al “riferito desiderio italiano per una resa navale”.

IL DUBBIO
A questo punto sorge, ed è lecito che sorga, il dubbio sull’attendibilità delle fonti circa i fatti sopra raccontati e riguardanti la vergognosa “compravendita” delle navi italiane . D'altronde, reputo che il dubbio, per chi si occupa di storia, debba essere una sorta di professione di fede.
E’ da evidenziare come le fonti a cui si è fatto riferimento non siano imparziali ma sono, invece, chiaramente di parte, in quanto provengono da una sola parte: quella inglese.
H. Denham è un ex ufficiale della Marina Britannica e l’ottimo Santoni, nelle sue pubblicazioni, fa esclusivamente riferimento a fonti archivistiche provenienti dal P.R.O. – Public Record Office – di Kew Gardens, Londra.
Gli inglesi nei confronti degli italiani non hanno mai brillato per garbo e cortesia ma hanno, invece, spesso dimostrato malanimo e potrebbero aver riportato i fatti in maniera non veritiera o quanto meno distorta. I documenti esistenti presso il P.R.O. potrebbero essere genuini, ma non veritieri. Nel senso che, pur essendo autentici da un punto di vista formale, potrebbero contenere dei falsi ideologici. Chi mai, per esempio, potrà assicurarci che l’ing. J. H. Walter ebbe effettivamente i contatti italiani che riferì di aver avuto e che, invece, non relazionò ai suoi committenti britannici il falso solo per estorcere agli inglesi il premio di 50.000 corone che gli era stato promesso?
Certo il Denham, nel suo volume “Inside the Nazi Ring”, è prodigo di elogi nei confronti dell’ing. Walter, evidenziandone la capacità e la totale attendibilità, ma Denham, come detto, è sempre una fonte di parte..

D’altro canto, è da dire che se il dubbio sui fatti narrati è quanto meno lecito è pur vero che le testimonianze e i riferimenti ai presunti tradimenti di qualche “pezzo grosso” della Regia Marina sono state poi, nel tempo, numerose. L’ammiraglio E. Zacharias, del servizio Segreto Navale U.S.A. nel suo “Secret Mission . The Story of an intelligence officer”, edito a New York nel 1947, riferisce dei “contatti con vari elementi dissidenti dei più alti ranghi della Marina italiana e attraverso questi preparavamo la resa della flotta.”
Come se non bastasse l’affermazione di Zacharias, che comunque è americano, si può far riferimento a quanto scritto dall’amm. Franco Maugeri che nel corso del conflitto fu a capo del Servizio informazioni della Marina. Il Maugeri nel suo volume “From the ashes of disgrace” edito a New York nel 1948, afferma:”L’Italia era piena di inglesi e di italiani amici e simpatizzanti per la Gran Bretagna, soprattutto per l’aristocrazia. Io dubito che esistessero molte spie in Italia: essi non ne avevano davvero bisogno. L’ammiragliato britannico aveva abbondanti amici tra i nostri ammiragli anziani e nello stesso Ministero Marina. Sospetto che gli inglesi fossero in grado di ottenere genuine informazioni direttamente alla fonte. In questo caso non c’era bisogno di spendere denaro e sforzi per avere un esercito di agenti segreti scorazzanti per i fronti a mare di Napoli, Genova, Taranto e La Spezia”

Nella diatriba che esiste tra chi sostiene la tesi del tradimento nella Regia Marina e chi invece non la condivide affatto, oppure sostiene che, pur essendovi stati dei traditori il peso di questi non fu determinate per la sconfitta finale, si potrebbero apportare centinaia di documenti e di testimonianze senza però riuscire a giungere ad una conclusione che metta tutti d’accordo.

A tagliare la testa al toro c’è, a mio avviso, un elemento inoppugnabile ed è l’articolo 16 del trattato di pace firmato a Parigi il 10 febbraio 1947 e pubblicato poi sul supplemento alla Gazzetta Ufficiale del 24 dicembre 1947 n 295. L’articolo in questione testualmente cita “L’Italia non incriminerà né in altro modo molesterà i cittadini italiani compresi i componenti delle Forze Armate (nel testo ufficiale in francese è scritto : “soprattutto i componenti delle Forze Armate” ) per il solo fatto di aver espresso simpatia per la causa delle potenze dell’Alleate o Associate o di aver svolto azione a favore della causa stessa durante il periodo tra il 10 giugno 1940 e la data di entrata in vigore del presente trattato”
Non c’è bisogno di grossa esperienza giuridica per sapere che se esiste una legge che sanziona un comportamento delittuoso è perché c’è anche colui il quale quel comportamento delittuoso lo pone in essere. Parimenti avviene se c’è una legge che discrimina e tutela chi compie un atto illecito. Quindi la norma, che sia punitiva o discriminante, è di per se stessa indice del fatto che esistono coloro i quali pongono o hanno posto in essere un’azione delittuosa.
La sola esistenza del famigerato articolo 16, a suo tempo voluto dagli inglesi, è la prova inoppugnabile delle avvenute “simpatie” per il nemico, ma chi prova simpatia per il nemico non può che avere un nome: “traditore”.
Quindi, ci fu sicuramente chi tradì, vendendo al nemico la propria Patria e la vita degli uomini alle sue dipendenze.
Per quanto riguarda poi l’affare della “compravendita delle navi”, i fatti sopra riportati possono convincere o meno il lettore e ognuno, dopo aver letto quanto da me riferito, si farà l’idea che meglio crede.
Altro fatto è, invece, l’art. 16 che testimonia in modo inoppugnabile come la mano di caino colpì alle spalle i fanti in trincea e gli uomini in mare della Regia Marina.
Avendo citato Maugeri, e volendo concludere con una chicca, non si può non riferire che questi a fine conflitto ricevette dagli U.S.A un’alta decorazione con la seguente motivazione ”Per la condotta eccezionalmente meritoria nella esecuzione di altissimi servizi resi al Governo degli Stati Uniti come capo dello spionaggio navale italiano”.
Nell’immediato dopoguerra Pietro Caporilli portò avanti una battagliera campagna contro i presunti traditori, riuscendo a farsi querelare da Maugeri che aveva accusato di aver avuto “intelligenza con le potenze con le quali l’Italia era allora in guerra…anteriormente all’otto settembre 1943”.
Ebbene, Caporilli, dal processo che ne seguì e che si concluse con una sentenza confermata dalla Corte di Cassazione a Sezioni riunite, non venne condannato.

Daniele Lembo
 
                                                                                                                                                                    

venerdì 19 febbraio 2016

LA REPUBBLICA DELLE BANANE



Blog politicamente scorretto contro la dittatura del pensiero unico, coordinato dall' avvocato Edoardo Longo.

LA REPUBBLICA DELLE BANANE


Incredibile , ma vero : Lo stato italiano (? ) elargisce 30 euro al giorno per mantenere un finto profugo sbarcato in Italia, mentre ritiene che per mantenere un italiano senza lavoro e senza mezzi di sostentamento sia giusta la somma di euro 25 al mese.


In primo luogo i soggetti a prestare gli alimenti sono, oltre che a una serie di parenti ( tra cui coniuge, genitori, generi, nuore) anche i figli nei confronti dei genitori.

Non si ha nessuna distinzione di genere, perché tutti i figli dai legittimi ai naturali fino agli adottati, devono prendersi cura del genitore che si trovi in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento.

In ogni caso, (come è accaduto a me, lo scrivente TERESIO G.  ), se gli obbligati si rifiutino di aiutare il bisognoso, interviene il giudice.

Trovandomi in questa precaria situazione, decisi di andar per vie legali, citando in Tribunale, quattro dei miei famigliari, che per la privacy tengo nell’anonimato.

La prima udienza, si svolse il 12 Novembre 2015, dove il giudice,  avrebbe cercato una via bonaria con i miei famigliari, rinviando così una seconda udienza a Giovedì 14 Gennaio 2016, dove anche io sono stato dal giudice interrogato: Voleva costringermi ad ottenere dai miei famigliari, 25,00 €uro al mese, per soli 6 mesi, ma io non accettai, visto che per vivere, mi bastano i 30 €uro al giorno che danno ai clandestini. Ma come è possibile una giustizia del genere, che ancora oggi non mi so spiegare…  Un’udienza durata dalle ore 8,55 alle ore 11,10 lasciando detto agli avvocati di trovare un accordo, potendo alzare un po’ il prezzo, perché alla fine il giudice capì che 25,00 €uro al mese sarebbero stati pochi per me.



Così rinviò una terza udienza  a  Mercoledì  17 Febbraio 2016 dando tempo alle controparti di decidere, ma i quattro famigliari, piuttosto di pagare me, preferiscono pagare e spendere soldi di avvocati.

Termino con la notizia dell’ultim’ora, dove dall’udienza del 17 febbraio  il Giudice della mia causa proprio non ne vuole sapere di andare avanti e deciderla e così  ha imposto a tutti gli avvocati di rinviarla di nuovo per trovare per forza un accordo.

Vediamo se le parti formulano qualche proposta... Intanto l'udienza è stata rinviata al 19.04.2016, ore 9.00.
Vediamo nella quarta udienza, se verrà rinviata anche ad una quinta.

NB: Chi tace e abbassa la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e viaggia a testa alta, muore una volta sola, meglio morire in piedi che una vita in ginocchio.

Boia chi molla, Molti nemici, molto onore,

Teresio